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Ottobre/2005 - Lettere
Le vostre lettere
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Otto domande

Egregio Direttore,
mi permetto di inviarle questa mia, che ritengo non contenga considerazioni soltanto personali e soggettive, dato che si riferiscono sia ad una dichiarazione accreditata al ministro Siniscalco, relativa all’enorme debito pubblico dell’Italia e secondo la quale “per sanare il suddetto debito pubblico debbono contribuire tutti gli italiani”, che ad un articolo, comparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 9 giugno nel quale si afferma: “Stipendi Europarlamentari; agli italiani quelli più alti” e cioè e 12.000,00 mensili, oltre a tutte le relative ulteriori agevolazioni, contro gli e 750,00 mensili degli Europarlamentari ungheresi, per pormi una domanda principale alla quale, come corollario, ne seguono altre e cioè: “fra tutti coloro che debbono contribuire a sanare l’enorme deficit pubblico dell’Italia, fra i primi non dovrebbero esserci i nostri politici che hanno il potere governativo della nazione?”
Ritengo che a questa domanda nessun cittadino italiano risponderebbe negativamente, per cui mi chiedo: perché non si incomincia col diminuire immediatamente la retribuzione dei nostri Europarlamentari? Pertché, in proporzione dell’attuale popolazione italiana, che credo si aggiri sui 60 milioni, non si diminuisce a 150 o, al massimo, a 200 il numero complessivo dei nostri senatori e deputati, se è vero che l’America e la Russia, ciascuna con circa 200 milioni di abitanti, hanno, ognuna, 500 fra senatori e deputati? Perché al posto del minor numero di 800 fra senatori e deputati non si immettono in carriera 800 in più fra magistrati, cancellieri e ufficiali giudiziari ed evitare che l’attuale nostra giustizia sia la più vergognosa d’Euopa?
Così come ha affermato il signor Procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione nella relazione fatta in occasione della apertura dell’Anno giudiziario, rimangono in Italia impuniti il 95% dei furti, l’80% delle rapine, il 50% degli omicidi; la durata media dei processi civili e penali è rispettivamente di 8 anni e 5 anni; che sono perndenti 9 milioni di procedimenti dei quali 3.365.000 civili e 5.580.000 penali; che l’Italia è sotto condanna visto che sono ben 103 le sentenze della Corte di Strasburgo che hanno accertato la violazione del diritto fondamentale ad una durata ragionevole del processo.
Ciò comporta che se è vero il principio secondo il quale la civiltà di un popolo si misura dal funzionamento della Giustizia, si deve dedurre che l’Italia è il popolo più incivile, quando meno, dell’Europa. Poiché esecito la mia professione da oltre 50 anni a Bari, non posso non evidenziare la situazione, a dir poco tragica, della Sezione del Lavoro del Tribunale di Bari, presso la quale pendono oltre 100mila controversie; vi sono addetti 9 magistrati con un carico personale di circa10mila controversie; ogni cancelliere gestisce dai 9 ai 10mila fascicoli in cancellerie le proporzioni delle quali spesso sono talmente ridotte che non possono contenere armadi nei quali inserire i precisati fascicoli che, in moltissimi casi, vengono accatastati su tavoli, sedie e sulla pavimentazione; le cancellerie, inoltre, spesso non sono fornite di carte per rilasciare la fotocopia autentica di atti e le macchine fotocopiatrici sono sfornite di toner.
Perché da due non si elevano, quanto meno, a sei gli anni minimi di partecipazione alla atticità parlamentare per godere di un trattamento pensionistico? Perché, fatta eccezione per i senatori a vita, non si inibisce a tutti i nostri senatori e deputati di percepire un trattamento pensionistico da enti pubblici (Inps, Inpdap) fino a che essi prestano la loro attività alla Camera dei Deputati e al Senato? Quanto verrebbe a risparmiare lo Stato diminuendo al massimo a 200 il numero complessivo dei senatori e deputati e, in proporzione, il numero di tutti gli addetti a questi ultimi? Perché non vengono diminuite drasticamente sia le retribuzioni dei Presidenti di Regione, Provincia e dei sindcasi comunali ed il numero complessivo dei Consiglieri e Assessori, regionali, provinciali e comunali? Perché non evitare di istituire altre Province con i consequenziali rilevanti oneri per lo Stato?
Sarei lieto che il ministro Siniscalco notificasse a tutti gli italiani quanto risparmierebbe lo Stato italiano se le predette mie domande, che sono ovviamente molto limitare relativamente a tutti gli altri numerosi risparmi pubblici che si potrebbero concretizzare, venissero realizzate. Certamente, ciò non avverrà mai dato che tutti i nostri attuali politici, l’unica legge sulla quale sono stati unanimamente d’accordo è stata quella relativa all’aumento della loro retribuzione come senatori e deputati, il che sta a dimostrare, a mio avviso, che tutti gli uomini politici italiani hanno come loro principale interesse quello personale, seguito, a breve distanza, da quello dei partiti e, da ultimo, da quello della nazione.
La ringrazio, per aver dedicato una parte del suo prezioso tempo a leggere questa mia. Le invio distinti saluti.
Adolfo Vitucci - Bari



Niente pensione!

Egregio Direttore,
il figlio della signora Concetta Conti, segretaria della nostra associazione Ana-Vafaf, morì affogato nel 1979 nella piscina dell’aeroporto Dal Molin di Vicenza alle due di notte durante una festa di ufficiali. La piscina non era transennata e non c’era né un bagnino, né un infermiere. Il figlio della signora Conti, sergente elicotterista, era stato chiamato a prestare servizio per l’organizzazione della festa dalla mensa ufficiali. Il sergente Conti non sapeva nuovare. Non si è mai saputo come sia precipitato in piscina. Non sono bastate 11 interrogazioni parlamentari e l’intervento dell’allora presidente della Repubblica on. Pertini.
La morte del sergente Conti, avvenuta il 23 giugno 1979, insieme alla morte del marinaio Bernardino Capuozzo, avvenuta poche settimane dopo a La Spezia, anche questa mai chiarita (Capuozzo aveva subito violenza carnale) furono all’origine della nascita dell’Ana-Vafaf. Proprio in relazione al ricorso presentato dai genitori del sergente contro il decreto del ministero della Difesa n. 100 del 23/6/1986, dove si ricusava la richiesta della pensione privilegiata (in data 18/6/1984) è pervenuta la risposta della Corte dei Conti.
Secondo la sorprendente valutazione della Corte dei Conti, Sezione Giurisdizionale per la Regione Lazio, si afferma che pur essendo il sergente in servizio alla mensa ufficiali egli non risultava in servizio nel momento in cui è caduto in piscina perché vi si sarebbe gettato di sua volontà, interrompendo così il servizio. Ma non è mai stato chiarito se il sergente sia invece stato gettato in piscina (forse per scherzo) da qualcuno che ignorava come il sergente non sapeva nuotare. Ed è improbabile che non sapendo nuovare si gettasse volontariamente in piscina. Comunque se la piscina fosse stata transennata o vi fosse stato il personale addetto, certamente il sergente si sarebbe potuto salvare.
Ma a parte il contenuto della sentenza, colpisce il fatto che a 21 anni dalla richiesta della pensione (e a 26 anni dalla morte) si venga a conoscere la decisione circa la pensione. C’è da chiedersi come funzionano le Istituzioni e certamente una inchiesta sia da parte del ministero della Giustizia che del ministero della Difesa sarebbe appropriato.
Grazie e cordiali saluti.
Falco Accame
Pres. Ana-Vafaf

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