Necessità di un tutor
Caro Direttore,
ho terminato recentemente l’VIII° corso per vice ispettore che si è concluso a Nettuno nel mese di luglio 2007.
La mia prima sede è stata la questura di Milano, esattamente alle Volanti; il mio desiderio era andare subito alla Squadra Mobile o alla Digos, ma i miei superiori gerarchici mi hanno convinto che prima di accedere a quegli Uffici, bisogna maturare una certa esperienza sulla strada; all’inizio non ero d’accordo, ma poi mi sono convinto che per una buona formazione il poliziotto, almeno nei primi due anni, deve fare tutto: dalle Volanti all’Ufficio denunce, per poi passare direttamente agli Uffici investigativi.
Infatti la figura dell’ispettore è stata creata per fare il detective; il corso dura 18 mesi e il tipo di formazione dell’ispettore poggia su alcune discipline come la Psicologia criminale dell’investigazione.
Credo quindi che per i primi due anni sia necessario un percorso formativo mirato con eventuale annotazione sul foglio matricolare, ma ogni Ufficio Personale, soprattutto nelle questure, dovrebbe avere un tutor come avviene nelle Scuole, capace di seguire ed indirizzare gli operatori che sono relativamente giovani e non hanno esperienza.
Devo dire purtroppo che qualche mio collega, peraltro proveniente dalla vita civile, dopo appena due settimane sono stati lasciati soli ad affrontare situazioni non certamente facili. Per almeno sei mesi, sia gli agenti che gli ispettori che vengono dalla vita civile, avrebbero bisogno come riferimento di una figura professionale che potrebbe essere quella del tutor.
E’ poi auspicabile per dare maggiore incentivazione al personale che, raggiunta la qualifica apicale - ovvero ispettore superiore -, si possa accedere alla qualifica iniziale di vice commissario, prevedendo invece la stessa possibilità per gli ispettori laureati, dopo sei anni nel ruolo.
A mio parere sarebbe consigliabile prevedere, per il concorso pubblico per vice ispettore, il possesso della laurea triennale, mentre per gli interni, l’attuale diploma di scuola media superiore.
Le sarò grato se pubblicherà questa lettera, certo di avere dato un piccolo contributo ai colleghi che ci leggono.
Cordiali saluti.
Michele Zappalà
Verona
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I medici della Polizia
Gentile Direttore,
vorrei evidenziare come stia diventando determinante l’impegno dei medici della Polizia di Stato, a favore dei colleghi che hanno subito eventi drammatici durante il servizio, in occasione di terremoti, conflitti a fuoco, ecc. Per queste ragioni, il Servizio Sanitario della Polizia di Stato ha organizzato il I° Convegno su “Eventi critici di servizio: che fare? (Assistenza psicologica al poliziotto stressato)”; che si è tenuto a Peschiera, nell’aula magna della Scuola Allievi Agenti di Polizia, nei giorni 28 e 29 settembre.
Il merito di questa iniziativa va ascritta, oltre che alla Direzione interregionale di Padova, al dottor Giuseppe Cusumano e al prof. G. B. Mantineo, il “numero uno” dei medici della Polizia di Stato. I medici della Polizia di Stato sono dei professionisti chiamati sempre più spesso a fronteggiare emergenze che vanno oltre lo stretto aspetto dell’ordine pubblico e coinvolgono di frequente anche problemi di natura sociale e psichiatrica. Casi che, in modo ricorrente, riempiono anche le pagine delle cronache: numerosi, infatti, i delitti in cui un fattore di ordine psicologico si rivela, a indagini concluse, come motivo scatenante e concausa.
Tra gli interventi di maggiore spicco quello del professor Vittorino Andreoli, che ha parlato del disagio psichico all’evento critico. Un contributo notevole è stato quello del dottor Tomas Castai che ha parlato del ruolo fondamentale dello psicologo negli interrogatori di Polizia. Un interessante intervento è stato quello del dottor Stefano Iapichino e del dottor Lecce che hanno parlato della figura del “pari” che attualmente conta 73 operatori di Polizia, attualmente in servizio presso le Squadre Volanti e alla Polizia Stradale, che hanno avuto esperienze trautatiche che sono riusciti a superare da soli, e si mettono a disposizione di colleghi in difficoltà che hanno avuto le stesse esperienze traumatiche (intervento su incidenti stradali, terremoti, ecc.). I requisiti del “pari” sono: deve sapere ascoltare, deve sapere stimolare il collega in difficoltà e farlo tornare alla normalità, deve avere carisma e ispirare fiducia nei colleghi. Le sezioni successive si sono svolte nel mese di novembre presso il Centro Psicotecnico di Roma. Gli operatori di Polizia possono contattare telefonicamente il Centro Sanitario per avere ulteriori informazioni.
Massimo Rovati
Padova
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La vettura non si ferma
Egregio Direttore,
vorrei che mi aiutate a capire cosa devo fare per un incidente che mi è accaduto una sera rientrando a casa.
Ecco il racconto: giorno 14 ottore 2007, ore 22,30 circa (comunque ho lo scontrino del casello), tratto di strada interessata: Salaria altezza svincolo Settebagni, direzione Roma; traffico non sostenuto ma presente ed infatti la velocità massima non poteva essere superiore ai 120 km/h mentre la mia velocità era all’incirca 110 km/h, che comunque si può verificare dalle telecamere sia la velocità sia la situazione e magari anche l’incidente.
Viaggiavo sulla corsia di sorpasso perché in quel tratto nella corsia di destra la velocità era più bassa e il traffico un po’ caotico per via degli svincoli per Settebagni, ma la corsia di destra non era libera; guardando lo specchietto retrovisore interno vedo che c’è una macchina attaccata al mio posteriore (premetto, io sono un tipo che ogni minuto guarda gli specchietti e quella macchina non ho ancora capito da dove è spuntata, sicuramente, visto quello che farà a me l’aveva fatto in precedenza) e lampeggiando pretendeva che io mi spostassi nell’altra corsia occupata da macchine più lente per poi rimanere lì; rimango nella corsia di sinistra proseguendo i sorpassi, di lì a poco sarei arrivato alla rampa d’entrata per il Gra e la mia svolta era a sinistra. Dopo che almeno due o tre volte l’automobilista mi lampeggiava, facendomi anche innervosire, ha provato a sorpassare a destra e al momento che mi ha affiancato è rientrato nella corsia di sinistra perché nella corsia di destra c’era una macchina più lenta. Nel rientrare mi ha urtato provocando un’ammaccatura nel passaruota destro con graffi, il suo pneumatico è venuto a contatto col mio cerchio in lega lasciando il segno della gomma.
Avvenuto il fatto gli suono il clacson, gli lampeggio, ma niente, non ha voluto fermarsi per procedere alla denuncia del sinistro e se n’é andato, ma fortunatamente ho segnato la targa.
Ora vi chiedo cosa e come devo procedere per avere un indennizzo e per procedere alle sanzioni previste dal Codice Stradale per quell’automobilista incosciente?
Cordiali saluti.
Paolo Sassaroli
Roma
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La risposta alla sua domanda ci sembra ovvia:
denunci alla sua assicurazione il fatto
e fornisca - naturalmente - il numero di targa di chi l’ha urtata.
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