Quale furuto per le Guardie Giurate?
Egregio Direttore,
sono un Guardia Giurata. Da anni chiediamo ai vari governi che si sono succeduti una riforma sostanziale del sistema vigilanza privata. Sappiamo che la Comunità europea ha stanziato per quattro Regioni dell’Italia, in materia di sicurezza, diversi miliardi di euro. Perché il governo non sfrutta questa capacità finanziaria per risolvere questo gravoso e scandaloso sistema della vigilanza privata italiana?
Le Guardie Giurate d’Italia sono costrette a fare turni massacranti, che partono dalle 12 alle 15 ore al giorno, per poi ricevere uno stipendio di 1.000 euro. Le aziende stanno chiudendo battenti a flotta, abbiamo sei stipendi arretrati che non ci hanno corrisposto, chi è stato più fortunato ha trovato lavoro presso altri istituti, siamo tutti protestati, con le famiglie ridotte alla fame, lavoriamo senza rispetto delle regole, senza alcuna sicurezza, come nell’era della schiavitù.
Assunzioni e licenziamenti senza alcuna regola, contributi evasi a più non posso, prepotenze ed insulti anche dal popolo e dalle Forze dell’ordine, come possiamo andare avanti?
Le Guardie Giurate, per la particolare e delicata attività che svolgono, non possono essere gestite dal solo titolare privato. In Italia siamo circa 60mila, quasi un piccolo esercito che deve essere usato e gestito direttamente dallo Stato, con la partecipazione anche del privato.
Si potrebbe fare, per ogni Regione, una fuzione di tutti gli istituti in una sola azienda speciale, autonoma, suddivisa da capitale pubblico al 51% e capitale privato al 49%. Al momento della fusione, ad ogni istituto, in base alla propria dimensione, gli verrebbe riconosciuta una percentuale con la possibilità di aumentarla attraverso l’apporto di nuovi mezzi finanziari.
Cari signori Ministri, signor Berlusconi, per quale motivo ci state abbandonando? Il ministro Maroni ha detto pubblicamente di inviargli dei progetti per il Pon Sicurezza, anche il settore delle Guardie Giurate potrebbe rientrare in questo progetto, basta che lo vogliate.
Noi Guardie Giurate abbiamo prestato giuramento di fedeltà allo Stato italiano ed al suo Capo e potremmo svolgere servizi utili in materia di ordine e sicurezza pubblica, in ausilio delle Forze di polizia.
La prossima legislatura noi voteremo di nuovo il Pdl, ma vedendo che il governo, nonostante tutte le suppliche di aiuto per la nascita di una nuova riforma, non ci calcola per niente, come potremo alle prossime elezioni votare il Pdl?
Riformate la vigilanza privata o toglietela del tutto e basta. Se lavorando dobbiamo morire di fame, allora meglio che questa categoria venga spazzata via.
Cordiali saluti
Alfio Maugeri - Catania
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“Uno bianca”: nessun perdono è possibile
Caro Direttore,
nessun perdono agli assassini della Uno bianca. E nessun incontro con l’avvocato di Fabio Savi, che ai parenti di chi ha perso un figlio o un amico per mano dei “killer in divisa”, ha chiesto un’apertura al dialogo.
Un appello che respingiamo con fermezza. Le parole dell’avv. Fortunata Coppelli non le prendiamo nemmeno in considerazione. Ci eravamo espressi così anche quando Alberto Savi ci fece arrivare una lettera di scuse mentre ricordavamo i carabinieri uccisi al Pilastro. La nostra decisione non cambia. Nello scorso giugno ci siamo riuniti e consultati: non una sola mano si alzò per accordare il perdono a chi ha sparso tanto sangue innocente.
Percorsi che non si incontrano, dolore mai sopito e sospetti. L’impressione è che questa richiesta del legale di Fabio Savi possa essere una specie di “articolo tecnico” in vista delle richieste di permessi-premio per gli assassini. Non vogliamo che un giorno qualcuno possa dire: “C’è il perdono delle vittime, anche loro hanno dimenticato”.
Ai parenti dei morti e dei feriti, l’avv. Coppelli aveva chiesto un segnale d’apertura, l’avviodi un dialogo. “E non di dimenticare quanto è successo e quanto i familiari hanno subito, questa chiusura mi stupisce e mi addolora. Ha il senso di una ‘vendetta’. Ed è una logica simile a quella di chi sostiene la pena di morte”.
Il legale ha mandato un telegramma a Fabio Savi. “La questione del tuo trasferimento in un altro carcere ha provocato un terremoto. I familiari delle vittime sono irremovibili”.
Nessuno vuole equiparare il trasferimento di Savi ad un permesso-premio. Sappiamo che è una cosa diversa e tecnicamente possibile. Ma al ministro Angelino Alfano, quando lo incontreremo, chiederemo di sapere se tutte le procedure sono state rispettate. Fabio Savi non è più considerato un ‘soggetto socialmente pericoloso’? E come l’ha ottenuta questa classificazione? E’ bastato lo sciopero della fame? Vogliamo garanzie.
Un incontro atteso a lungo, quello col Ministro. Sono passati nove mesi dal giorno in cui inviammo un fax al Guardasigilli. L’impressione è che abbia accettato solo adesso perché si è mossa la politica e perché i giornali sono tornati a parlare della nostra condizione. Spero di sbagliarmi.
Rosanna Zecchi
Assococ.Vittime Bologna
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Clonazione: sì o no?
Egregio Direttore,
intervengo circa la clonazione. Bisogna sapere che ogni cellula vivente contiene, nel suo nucleo, tutte le informazioni per essere la totalità dell’individuo. Per esempio, la cellula muscolare contiene le informazioni per essere cellula epatica, renale, ossea... ecc.
Solo che in qualche modo, queste parti del Dna non vengono lette e la cellula muscolare resta e si duplica come cellula muscolare; così per le cellule del tessuto nervoso, osseo, ecc.
Ci sono forme cancerogene in cui le cellule di un tessuto nervoso, per esempio, cominciano a riprodursi o a deformarsi in cellule di tessuto diverso.
Ritornando alla clonazione, a partire da una cellula si può affermare che la conoscenza di questi fenomeni potrà tornare utile anche per la comprensione e la cura del cancro, dunque non è vero che gli scienziati perdono tempo dedicandosi a queste ricerche. Una volta capito come fanno le singole cellule a leggere solo l’informazione genetica per il tessuto in cui sono inserite, potremmo impedire che le cellule sane si trasformino in cancerogene, ecc.
Portando alle estreme conseguenze questo discoro, è pensabile arrivare anche alla clonazione del singolo organo, cuore, fegato, rene, senza passare per l’individuo completo.
Si dice che la scienza non è cattiva, ma può essere cattivo l’uso che se ne fa.
Franco Tadiotto- Genova
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Il Presidente La Bua
Caro Direttore,
vagando per caso alla ricerca di notizie storiche riguardanti il Presidente di Corte di Cassazione dott. La Bua, fratello di mia madre, ho trovato sul vostro sito, con vero piacere, una recensione di una intervista condotta con l’avv. Nino Marazzita, comparsa sul numero di maggio-giugno 2006 - La ‘nera’ al microscopio a cura di Ettore Gerardi.
Ho letto con profondo interesse l’articolo riguardante il memorabile processo ai coniugi Bebawi.
Devo solamente far rilevare che lo zio, la cui figura e statura umana e morale è dipinta mirabilmente dalle parole dell’avv. Marazzita, si chiamava Nicolo’ e non Antonio come citato nell’articolo. Era nato a Palermo il 10 febbraio 1909. Si è spento a Roma il 5 aprile 1999, circondato dall’affetto di noi nipoti.
Ringrazio anticipatamente per l’opportunità di questa piccola, ma per me importante, banale precisazione.
Dr Giovanni Barbera
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