Lettera aperta al Capo della Polizia
Egregio Direttore,
alcuni titoli dei giornali pubblicati dopo la sentenza di secondo grado per i gravissimi fatti del G8 avrebbero dovuto fare riflettere, e molto a lungo, circa il punto di non ritorno che, purtroppo, la Polizia di Stato ha raggiunto, ma mi sembra che a livello centrale non sia stata recepita in nessum modo.
Da La Repubblica e da Il Secolo XIX di Genova ecco alcuni titoli: “Assalto alla Diaz, una violenza mediativa”; “Le motivazioni della sentenza d’Appello: il blitz deciso per riscattare l’immagine della Polizia”; “Assalto alla Diaz, la verità dei giudici”; “I vertici della Polizia complici del masscro”; “G8, quei poliziotti hanno infangato l’Italia”; “Massacro alla Diaz, le motivazioni della condanna: i capi ordinarono prove false per riabilitarsi”.
Parole pesantissime che fanno riemergere, a chi se le è dimenticate troppo in fretta, quella notte cilena riassunte in 313 pagine delle motivazioni della sentenza d’Appello.
In queste pagine, che fanno emergere alla luce del sole ignobili comportamenti, si dice: “Constatato l’esito disstroso dell’irruzione, l’inesistenza dei cosiddetti black bloc e l’assenza di armi, la necessità di procedere agli arresti e di giustificare le numerosi e gravi lesioni inferte, ha indotto i due massimi dirigenti (Gianni Luperi e Francesco Gratteri) che conducevano le operazioni, a coordinare l’attività di confezionamento di un complesso di false accuse che fosse apparentemente idoneo a giustificare arresti e violenze. Da qui in poi le false accuse di resistenza, le false molotov, il falso accoltellamento di un agente. L’enormità di tali fatti, che hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero, non rende seriamente rintracciabile alcuna circostranza attenuante generica”.
Potrei citare altre parole pesantissime, ma mi voglio soltanto soffermare su una constatazione fatta dal nuovo Procuratore della Corte dei Conti per la Liguria, Ermete Bogetti: “Le notizie che raccogliamo da articoli di giornali e dalla tv sono fondamentali per la nostra attività. Il danno d’immagine internazionale provocato alla Polizia italiana dai funzionari condannati per i fatti del G8 è un nuovo terreno da esplorare: quello del danno ambientale. Sicuramente e obbligatoriamente anche se deve ancora pronunciare la Cassazione, dopo le motivazioni delle condanne per il carcere di Bolzaneto e per l’irruzione alla scuola Diaz, aspettando anche quelle del processo a De Gennaro, si potrebbe contestare ai prefati funzionari il danno di immagine potenzialmente arrecato alla Polizia italiana”.
Non mi soffermo sulla gravità dei fatti noti a tutti, ma dopo le condanne pronunciate a funzionari promossi sul campo ad altissimi incarichi per gravi reati che tranquillamebnte occupano posti di altissima responsabilità con altre voci inerenti a promozione di uno dei prefati, addirittura a questore, il Capo della Polizia Manganelli non ha nulla da dire?
Aveva a suo tempo sottolineato che con la sua nomica si sarebbe mosso su una strada lineare, di trasparenza, di chiarezza estrema. Non mi sembra che il Capo la stia percorrendo assolutamente e con questa condotta delle promozioni sul campo si sia perpetuato il percorso del lavare i panni sporchi in famiglia.
Non mi soffermo neppure sulla questione che in altri Stati seri ed etici, questi personaggi condannati, in attesa della Cassazione, non potrebbero neppure per un secondo investire cariche relative a promozioni, ma nel nostro povero Paese, rappresentato in Parlamento da condannati in Cassazoine e da pregiudicati, questa semplicissima logica non esiste.
Mi corre l’obbligo anche di sottolineare che il disagio incredibile a cui è sottoposto il personale di Polizia è esploso al recente Festival del Cinema di Venezia, dove poliziotti del Coisp, sindacato certamente non di sinistra, ha posto in essere una manifestazione sul red carpet, con la esposizione di sagome di poliziotti colpiti alle spalle da pugnali. Le loro voci sono state queste: “Certo, abbiamo votato Berlusconi e il suo governo quasi tutti, ma il centro-destra ci ha traditi. Vogliamo le dimissioni di Maroni e di Berlusconi perché il suo governo ci ha traditi e ha fatto peggio, in materia di sicurezza dei cittadini, di qualunque altro negli ultimi 20 anni”.
Penso che non ci sia altro da aggiungere, anche perché le facili accuse di comunismo estremo nei confronti dei manifestanti è da evitare, dato che i sindacalisti hanno detto e sottolineato di aver votato Berlusconi. Se si è giunti a siffatta manifestazione, così eclatante nelle forme e nella sostanza, il Capo della Polizia dovrebbe riflettere molto sul punto di non ritorno del corpo che comanda e dirige.
Ho evidenziato alcuni semplici concetti che porgo al Capo della Polizia. Gentilmente, per le sue parole di chiarezza sul suo operato, mi può rispondere? Può rispondere al Paese, ai cittadini?
già Isp. capo Orlando Botti - Imperia
______________________________________________________
Deluso e amareggiato
Spettabile Redazione,
sono un sacerdote al quale è stato richiesto telefonicamente l’abbonamento alla vostra rivista.
Oggi ho ricevuto il primo numero che ho già letto.
Tuttavia mi spiace aver speso dei soldi per una rivista che al suo interno contiene un articolo, a pagina 26, dove l’avvocato Nino Marazzita sembri sostenere, a proposito della pedofilia nella Chiesa Cattolica, che il Papa sia preoccupato solo dell’immagine della Chiesa.
Sconcertanti le risposte anche ad alcune domande contenute a pagina 27 nel suddetto numero giugno-luglio 2010.
Chiedo costesemente di non essere contattato più in nessun modo.
Don Michele Pio Cardone
Vieste (Fg)
__________________
Gentile Don Michele,
sono sinceramente dispiaciuto per la delusione e l'amarezza causatele dal parere espresso dall'avvocato Nino Marazzita su un tema scottante e doloroso come quello della pedofilia.
Nino Marazzita (presidente e avvocato di un'associazione antipedofilia) esprime, come sua opinione, "qualche dubbio", che Lei legittimamente non condivide. Ma Lei sa che su questo argomento la vis polemica è stata sempre, comprensibilmente, molto forte. Anche tra i Cristiani, e all'interno della Chiesa Cattolica.
Nel suo viaggio in Gran Bretagna Benedetto XVI ha ripetuto la sua decisa condanna, e questo sembra significare che il Papa non considera chiuso il capitolo riguardante questo "peccato nascosto". E, giustamente, si dichiara aperto alla discussione.
Gentile Don Michele, la ringrazio della sua lettera - i pareri, soprattutto critici, dei lettori sono sempre preziosi -, e sarei lieto di ricevere e pubblicare un Suo intervento.
Le invio un cordiale saluto
p. poz.
|