Viaggio nel terrorismo islamico
Dopo l’11 settembre a New York e gli attentati di Madrid nel 2004 e di Londra nel 2005, gli europei hanno scoperto con orrore che accanto a loro si annidano cellule terroristiche più o meno collegate ad al Qaeda, formate da ex mujaheddin reduci dall’Afghanistan ma anche da anonimi immigrati e stranieri già integrati che d’improvviso si trasformano in kamikaze. Cosa spinge tante persone a queste scelte estreme? Chi comanda tali cellule e come? Come si finanziano? Quali le ragioni dell’odio che le muove?
Domande alle quali Marcella Andreoli riesce a rispondere dopo aver raccolto le confessioni del primo pentito del terrorismo islamico in Italia. Tunisino benestante, colto e laico, arrivato nel nostro Paese più per curiosità che per necessità, anche lui è caduto presto nelle grinfie degli Imam della moschea di viale Jenner a Milano, dove nella seconda metà degli anni Novanta si reclutavano giovani da avviare al martirio. Anche lui è stato convertito alla jihad, alla guerra santa contro l’Occidente: un’estremizzazione, ci spiega, che nasce da un sostrato di odio post-coloniale, che si mescola con il bisogno di aggregazione (per chi vive clandestino) e degenera nel fanatismo religioso contrapposto alla corruzione del nostro mondo, ma anche nel disprezzo per tutti i familiari e i connazionali che non condividono la via della jihad.
Spaventa leggere che fra i tanti piccoli spacciatori e falsari delle nostre città si annidavano fior di mujaheddin per anni ignoti ai nostri stessi apparati di sicurezza. Eppure i colossali proventi di quelle attività criminose costituivano il bilancio della multinazionale al Qaeda. Rivelazioni su gerarchie e regole, traffici e pedinamenti come nei migliori noir, e poi lotte di successione e scontri per un potere assai poco religioso, fanno di questo saggio un “romanzo criminale”
Marcella Andreoli
IL TELEFONISTA DI AL QAEDA - La confessione
del primo terrorista pentito della jihad in Italia
Baldini Castoldi Dalai ed.
pagg. 196 L 16
__________________________________
Il Sessantotto in Italia
Questo lirbo, per ammissione dell’autore, non è una ricerca sul Sessantotto; è uno studio su come il sistema politico italiano reagì alla sfida della contestazione studentesca, condotta attraverso la realizzazione di quarantuno interviste a protagonisti della vita politica giovanile e universitaria proprio degli anni Sessanta. Che cosa può dire l’emergere del movimento studentesco sulla capacità della politica italiana di rappresentare una società in rapido mutamento? L’autore propone una risposta a questo e ad altri interrogativi, partendo dal fatto che la contestazione studentesca ebbe origine non solo nell’inadeguatezza del sistema politico, ma anche nel suo cuore ideologico, che lo caratterizza fin dalle origini.
G. Orsina e G. Quagliarello ( a cura di)
LA CRISI DEL SISTEMA POLITICO
ITALIANO E IL SESSANTOTTO
Rubettino ed.
pagg. 557 L 28
__________________________________
Giovani gangster
Richard Marinick ha trascorso un terzo della sua vita per strada, tra le bande criminali di Boston; un terzo in prigione e un terzo a scrivere questo romanzo. La storia della sua vita trasfigurata in uno splendido noir, elettrico e malinconico.
Dopo dodici anni di carcere, le periferie dove è cresciuto diventano lo sfondo acre e polveroso di una storia di arroganza, violenza e perdizione che vede protagonisti due fratelli, Jack Curran, detto Wacho, e Kevin: due “boyos”, come sono chiamati i bravi ragazzi della mafia irlandese. La loro sfera d’azione sono i quartieri popolari della working class di South Boston. Sono giovani e arroganti, e sopattrutto sono stanchi di pagare la quota al loro boss, il mafioso Marty Fallon.
Richard Marinick
BRAVI RAGAZZI
Einaudi ed.
pagg. 412 L 14
__________________________________
La democrazia e la sicurezza
La tesi sostenuta in questo libro è che, come la sicurezza può essere garanzia di democrazia, così presupposto imprescindibile della sicurezza è l’espandersi della democrazia. La sicurezza costituisce, in sostanza, uno dei gangli vitali della democrazia, il cui uso distorto è sempre il risultato di una scarsa attenzione e di presidio della società civile e di una rinuncia all’assunzione di precise responsabilità da parte della politica. In tale constesto, l’uso democratico della sicurezza costituirà uno dei banchi di prova più attendibile della tenuta del sistema democratico. Di contro, politiche distanti dai cittadini, non possono che aumentare il senso di insicurezza sociale, finendo per proporre modelli di sicurezza autoritari.
Antonio Casu
DEMOCRAZIA E SICUREZZA
Rubettino ed.
pagg. 160 L 16
__________________________________
Una vita lunga un secolo
Italia, Romania, Israele; l’amore per un uomo, per un figlio. L’amore per l’insegnamento, per una utopia sociale e politica. E, per contro, il faccia a faccia con il tempo del mondo; il fascismo, l’antisemitismo, le persecuzioni, la dittatura comunista. L’autrice, quasi centenaria, racconta una vita che incrocia drammaticamente la Storia e si rivela, pagina dopo pagina, l’esistenza di una donna che conserva, ad ogni svolta del tempo, una impavida libertà ed una smagliante autonomia di giudizio, una straordinaria volontà di imparare ed una altrettanta radicata passione per l’insegnamento. Dalle prime manifestazioni di intolleranza razziale, alla scoperta dell’amore; dallo studio della letteratura romena, ai giorni terribili della guerra e dell’Olocausto, fino al trasferimento in Israele.
Anna Colombo
GLI EBREI HANNO SEI DITA
Feltrinelli ed.
pagg. 229 L 14
__________________________________
Battaglia contro l’Aids
“Di fronte all’enormità dell’Aids abbiamo bisogno di azioni concrete. I memory books sono lo splendido esempio di come sia possibile realizzare qualche cosa che contribuisca alla lotta contro l’Aids”. Queste parole, tratte dalla prefazione di Walter Veltroni, riassumono efficaciemente l’obiettivo di un progetto nato con la speranza di salvare la memoria di un continente che rischia l’annientamento. Un progetto che l’autore, da sempre attivo in Africa, ha preso a cuore impegnandosi a diffonderlo; il racconto di Aida che esorcizza la morte intorno a sé, prendendosi cura di una pianta di mango, nasce da un viaggio in Uganda dove, proprio l’autore, si è recato per parlare con padri e madri colpiti dall’Aids, che affidano ai Memory books i propri ricordi.
Henning Mankell
IO MUOIO, MA IL RICORDO VIVE
Marsilio ed.
pagg. 126 L 10
|