Legge della domanda e dell’offerta
“Cosa vuoi farci, è il mercato!” Si stemperano quasi sempre tra accenti di rassegnazione le invettive contro il costo della vita, la precarietà del lavoro, l’esosità degli affitti, la caduta libera degli stipendi. Come se le regole del libero scambio fossero leggi di natura, come se gli eterni Principi dell’Economia fossero più evidenti del malessere sociale, dell’impoverimento vissuto sulla pelle. E’ la prova inconfutabile che, morte le ideologie e tramontato il primato della politica, in questo XXI secolo malato di disincanto l’Economia è l’unico mito cui le coscienze ancora si inchinano. E i miti, nelle società ancestrali come nell’era postmoderna, spesso attecchiscono sull’ignoranza. Per Maris, economista eterodosso, non c’è altra spiegazione per il timoroso ossequio universalmente riservato al dogma della “crescita”, (ma perché nessuno si chiede mai che cosa cresce?), per la fede cieca nel ruolo provvidenziale di una “sana” concorrenza e via fantasticando.
Non c’è che un rimedio: armarsi di spirito illuminista e confutare le pseudo leggi che gli economisti, per dissimulare il contenuto ideologico delle proprie teorie rendendole incomprensibili ai più, hanno avvolto in una fitta coltre di equazioni e formule matematiche. Soprattutto ora che, dopo il fallimento del socialismo reale e la crisi inesorabile del welfare state, la dottrina neoliberista ha occupato militarmente il suolo economico.
Dietro alle apologie del commercio internazionale e della globalizzazione, al “clima di fiducia” e alla pace sociale invocati per dare stabilità ai mercati finanziari, persino a indicatori economici apparentemente oggettivi come il prodotto interno lordo o il disavanzo pubblico, c’è una verità sconfortante che l’analisi di Maris porta allo scoperto: maestri nell’arte di giustificare a posteriori l’infondatezza delle proprie previsioni, gli economisti “semplicemente non sanno”.
Bernard Maris
ANTIMANUALE DI ECONOMIA
Marco Tropea ed.
pagg. 352 L 17
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Voci dall’incubo
“Camminando per i campi, trovammo una cascina abbandonata che aveva al suo interno una chiesetta, dove facemmo il rito. Quella sera decidemmo che ci saremmo chiamati ‘Le Bestie di Satana’”.
Voci di colpevoli, di vittime, di investigatori, di giudici, di sopravvissuti.
Attraverso testimonianze dirette, lettere, diari, confessioni e atti giudiziari, conversazioni intercettate dagli inquirenti, parlano le persone la cui vita, e in alcuni casi la morte, si è intrecciata con le cronache dell’orrore.
Uno dopo l’altro i protagonisti raccontano la loro verità sulle Bestie di Satana, una storia di sangue dove il male ha il volto di ragazzi, gioventù perduta nella linea d’ombra che divide realtà e follia.
Gabriele Moroni
LE BESTIE DI SATANA
Ugo Mursia ed.
pagg. 224 L 13
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I giorni dell’abbandono
Una donna ancora giovane, serena e appagata, tutt’altro che inattiva nel cerchio sicuro della famiglia, viene abbandonata all’improvviso dal marito e precipita in un gorgo scuro e antico.
Rimasta con i due figli e il cane, profondamente segnata dal dolore e dall’umiliazione, Olga, dalla tranquilla Torino dove si è trasferita da qualche anno, è risucchiata tra i fantasmi della sua infanzia napoletana, che si impossessano del presente e la chiudono in una alienata e intermittente percezione di sé.
Comincia a questo punto una caduta rovinosa che mozza il respiro, un racconto che cattura e trascina fino al fondo più nero, più dolente dell’esperienza femminile.
Elena Ferrante
I GIORNI DELL’ABBANDONO
Edizioni e/o
pagg. 213 L 14
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La carrierona di Bruno Vespa
Apprendista giornalista pupillo del ministro Dc Lorenzo Natali, nel ’68 partecipò a un concorso per telecronisti Rai e si classificò primo. Bruno Vespa cominciò così la sua carrierona all’ombra del potere, raccontata in questo libro con divertita rassegnazione: seguirono 25 anni da speaker della Prima Repubblica democristiana, culminati nella direzione del Tg1. Fuoriclasse del giornalismo concepito come vassallaggio del potere, professionista dell’informazione posta al servizio dei potenti, campione di silenzi e omissioni censorie, l’ex democristiano Vespa nel ’94 si è subito convertito alla Seconda Repubblica, sedotto dalla dimensione politico-affaristica del nuovo potere berlusconiano... che lo ha reso miliardario.
Lucio Giunio Bruto
VESPAIO
Kaos ed.
pagg. 314 L 16
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Noir nel nordest italiano
Nordest esce dal genere noir in senso stretto per rivolgersi a un pubblico più ampio, con una storia che non rinuncia alla durezza, ma ha il respiro di una saga familiare che racconta il rapporto tra padre e figlio nel mondo degli industriali e delle famiglie benestanti del nordest italiano. Un territorio ricco e complesso, dove l’economia oggi sta vivendo una profonda crisi, dove le fabbriche chiudono per spostarsi verso Cina e Romania. Ed è proprio l’ambiente delle grandi famiglie industriali quello in cui matura il delitto di una giovane donna prossima al matrimonio. I due autori mostrano il lato oscuro di questo mondo, legato alla brama di potere, di ricchezza, alla sua vocazione per l’illegalità.
Massimo Carlotto e Marco Videtta
NORDEST
Edizioni e/o
pagg. 201 L 15
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L’Italia vista dagli Stati Uniti
Dal secondo dopoguerra all’Iraq, passando per Gladio, il rapimento Moro, le Br, l’attentato al Papa, i retroscena dei partiti, la guerra del Golfo , la Lega Nord, la discesa in campo del fondatore della Fininvest, il Kosovo e l’accordo Berlusconi-Bush dopo l’11 settembre: gli agenti della Cia e i diplomatici del Dipartimento di Stato hanno commentato e spedito dispacci a Washington sulla politica italiana e i suoi protagonisti.
Una controstoria del nostro Paese che ha il sapore dello spionaggio, conservata negli archivi federali finalmente desecretati. “...tutti i testi ottenuti sono stati inclusi nel volume, per documentare nel modo più ampio come Washington abbia osservato le vicende della Repubblica italiana...”
P. Mastrolilli, M. Molinari
L’ITALIA VISTA DALLA CIA
LaTerza ed.
pagg. 388 L 18
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