I l recente caso del femminicidio di Latina, col carabiniere che ha ucciso le proprie figlie e massacrato la propria moglie, è il paradigma peggiore delle tante battaglie che ancora dobbiamo vincere. La violenza femminicida è un fenomeno fortemente legato agli stereotipi, alle rappresentazioni culturali, alle abitudini e alle mentalità “chiuse” e maschiliste che resistono forti anche nel nostro Paese, senza distinzioni tra italiani e stranieri.
Occorre rimettere al centro della discussione la situazione reale che vivono le donne in famiglia, nel lavoro, nella disoccupazione, nella crisi. La discriminazione, purtroppo, come punto di partenza ancora oggi e nella crisi ancora di più, e la parità come obiettivo, quella vera, quella praticata e non più parlata e dibattuta. Quando uno Stato fallisce nel perseguire femminicidio e violenze, l'impunità non solo intensifica la subordinazione e l'impotenza di colei a cui le violenze sono indirizzate, ma manda anche un messaggio alla società, che la violenza nei confronti delle donne è accettabile.
Le donne poliziotto italiane da sempre si battono per le pari opportunità, ma anche per i pari diritti. Senza dimenticare la tutela della genitorialità e soprattutto il rispetto di genere. Su quest'ultimo punto, in un ambiente a prevalenza maschile come quello dei corpi in divisa, occorre dire che nella Polizia di Stato qualcosa è stato fatto, ma molto resta ancora da fare. Basti pensare all'uso degli stereotipi di genere che produce una rappresentazione rigida e distorta della realtà, che si basa su ciò che ci aspettiamo dalle donne e dagli uomini.
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