Ogni giorno contiamo molti eventi critici nelle carceri, dal Nord al Sud isole comprese, nei quali spesso i poliziotti penitenziari vengono aggrediti e restano feriti o contusi. Ogni giorno denunciamo questa assurda e ingiustificata violenza, ma ministero della Giustizia e Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria stanno a guardare, senza adottare alcun provvedimento. E allora noi, primo sindacato della Polizia Penitenziaria, diciamo basta! Proclamiamo da subito lo stato di agitazione dei poliziotti e, in attesa di organizzare una imponente manifestazione a Roma, interrompiamo ogni rapporto con il Dap, disertando le prossime riunioni ministeriali.
La situazione si è notevolmente aggravata nelle carceri, nella totale inerzia di ministero della Giustizia e Dap. I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’intero anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica e il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici e occasionali della Polizia Penitenziaria. Per noi lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti.
Noi continuiamo ad essere offesi, feriti, colpiti, ad essere oggetto di lanci di feci e urine da una parte di detenuti allergici all’ordine ed alla sicurezza e l’Amministrazione Penitenziaria pensa di ridurre gli organici dei Reparti di Polizia con una logica ministeriale e burocrate al di fuori della realtà! Basta! Non parteciperemo più agli incontri sindacali al Dap se non si adotteranno concreti provvedimenti a tutela delle donne e degli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria”.
I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni - che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria. Per questo ci vorrebbero interventi concreti: che sono tutt’altra cosa rispetto alla scellerata ipotesi di riforma penitenziaria, che sarebbe l’ennesimo provvedimento svuota carceri e di disintegrazione del concetto stesso di certezza della pena, favorendo l’impunità persino ai delinquenti più incalliti e pericolosi.
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