La legittima difesa, principio di civiltà giuridica, tutela beni e interessi ben definiti dal nostro sistema giuridico. Il sistema della proporzionalità tra una offesa ingiusta ricevuta e la difesa che si pone in essere per fronteggiare l’offesa stessa va, nel nostro ordinamento, rispettato al punto che, se una persona mi minaccia in maniera insignificante non posso reagire colpendola con un colpo d’arma da fuoco. L’attenuante della legittima difesa ha finora funzionato anche perché, nel 2006, il governo Berlusconi riformò l’articolo 52 della legge n.59 del 13 febbraio 2006 introducendo la “legittima difesa domiciliare” sempre in un rapporto di proporzione tra difesa e offesa. Norma che rafforza sensibilmente la tutela superando persino la normativa vigente di un’altro Paese Europeo, la vicina Francia. La norma in questione stabilisce, infatti, il diritto all’autotutela nella propria casa compresi gli spazi condominiali nonchè negli uffici, nelle attività commerciali o presso le aziende. La stessa sussiste qualora venga utilizzata un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo finalizzato a difendere la propria o l’altrui incolumità, beni propri o altrui ovvero quando il reo non desiste dall’azione illecita o vi sia pericolo di aggressione.
Nonostante simili considerazioni ci dovremmo altresì domandare il perchè si tende a modificare una norma che, nei più importanti casi mediatici, avvenuti tra il 2012 e il 2105, ha sempre mandato”assolti” gli imputati? Se nella stragrande maggioranza dei casi i processi si sono conclusi con una archiviazione quale è allora, il motivo che ci spinge a riformare una legge simile? Il parere che ne ricavo, oltre al pericolo, è che vi sia anche l’illusoria immaginazione che, con l’introduzione di presunzioni attraverso nuove norme, si possa legittimare una “legittima offesa” secondo la quale chi si è difeso non verrà sottoposto ad indagine alcuna. Illusorio perchè ci sarà sempre, in caso di ferimento o di uccisione, un accertamento o l’avvio di indagini. Anche la violazione del domicilio potrebbe diventare così intollerabile da giustificare qualsiasi reazione? Personalmente non la penso così anche alla luce del fatto che talune proposte di modifica vanno nella direzione di dover constatare uno “stato grave di turbamento” non ben definito o meglio da dover stabilire se associabile ad uno stato di ansia, di paura o di panico, situazione complessa durante una fase processuale.
Pericoloso perchè potrebbe potenzialmente portare ad una aumentata circolazione e detenzione di armi nel nostro Paese con il rischio di più elevati livelli di violenza. Sapere che nelle abitazioni ci saranno più armi può spingere i criminali ad armarsi a loro volta quando commettono una rapina e, spesso, il fatto di avere a portata di mano un’arma, spinge alle volte ad usarla. Oltre ad interrogarci sulla adeguata preparazione di coloro che possegono un’arma da fuoco, mi sento di dire che il “possesso di un’arma” non rappresenta mai una soluzione bensì un problema, basti pensare che tra il 2001 e il 2010 sono morti, a causa della detenzione e del possesso di armi da fuoco, più cittadini a Chicago che soldati impegnati durante l’intero conflitto Afghano. La “privatizzazione della sicurezza” in luogo del ruolo rivestito dalla “pubblica sicurezza” nel Paese e la corsa ad armarsi è un errore oltre che una miopia politica che non trova giustificazione alcuna sia cultuale che istituzionale. Tutto questo porterà ad aumentare i rischi per i nostri cittadini e non, al contrario, a ridurre gli stessi. Il pericolo di creare “zone d’ombra” a fronte di una legislazione che amplia le tutele di chi reagisce, difendendosi, è elevato. Motivo che ci spinge a chiedere, anzichè nuove norme, maggiori investimenti per la sicurezza dei cittadini attraverso assuzioni di personale, rafforzamento dei presidi esistenti con maggiori mezzi e tecnologie da fornirsi a chi esercita tale delicata professione. Il resto è demagogia nonchè falsa promessa elettorale.
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