“L’aumento delle pene creeranno problemi al mondo carcerario e indirettamente peserà anche alla forze di polizia”. È il parere del Silp-Cgil espresso durante l’intervento al Parlamento del segretario generale Daniele Tissone, ascoltato per un parere sul decreto sicurezza bis come prevede la procedura dalle Commissioni riunite degli affari costituzionali e Giustizia della Camera.
Tissone non è stato tenero e ha affrontato molti temi e in particolare il moltiplicarsi di sanzioni e “costruzioni giuridiche che hanno come presupposto l’insicurezza, percepita e veicolata, in gran parte, da campagne propagandistiche che instillano le paure, mentre tutte le rilevazioni e i dati oggettivi indicano i vari fenomeni criminali in diminuzione o comunque, non rispondenti all’allarme sociale suscitato”. Ha stigmatizzato intanto la scelta del decreto come strumento scorciatoia: “Con amarezza assistiamo a una falsa quanto sfuggente rappresentazione della realtà in cui, invocando motivazioni di necessità e urgenza inesistenti, al Parlamento viene impedito di affrontare tematiche delicate attraverso la dialettica democratica del procedimento legislativo”. Secondo Tissone “Il proliferare di nuovi istituti sanzionatori e la dilatazione smisurata di quelli esistenti, comporta un indubbio aggravio di adempimenti per le Forze di Polizia, notoriamente gravate da carenze di organici che si sommano alla problematica dell’età anagrafica avanzata”.
E’ entrato anche nel dettaglio del decreto e in particolare l’introduzione dell’articolo 4 che introduce lo strumento investigativo delle operazioni sotto copertura per le attività di contrasto del delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, “con le criticità, già evidenziate in occasione di altro testo altisonante, espressione del diritto penale emergenziale, lo ‘Spazza corrotti’ ( legge n. 3/ 2019), con rischio di snaturamento dell’operatore di polizia in agente provocatore, comportante l’eventualità di incorrere in condotte penalmente rilevanti in danno del medesimo operatore”. E pone l’accento all’aumento delle fattispecie penali e l’aggravamento delle pene, “che contrastano con il principio che il ricorso alla sanzione penale, che oltre ad essere adeguata e proporzionata al caso concreto, deve costituire l’estrema ratio e comunque risultano in controtendenza con la ricerca del diritto penale minimo”. Inoltre ha sottolineato come tutto ciò, inevitabilmente, si “abbatterà sul ‘Pianeta Giustizia’, già gravato da un ingente numero di procedimenti e processi pendenti, che cresceranno per l’effetto domino dell’aumento delle pene e del blocco della prescrizione, nonché a seguire, sul mondo carcerario, ove sono ben note le carenze di spazi e le difficoltà vissute dai magistrati di sorveglianza e dagli operatori penitenziari”.
Tissone ha inoltre evidenziato che si assiste a una escalation della criminalizzazione delle condotte che è iniziata “dall’immigrazione, dalle frontiere, ed è giunta alle riunioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero nelle piazze cuore del paese e luoghi dove i cittadini esprimono opinioni”.
Tutto ciò, sempre secondo il sindacato della polizia, “inasprisce la contrapposizione tra i cittadini dissenzienti, che vengono etichettati come nemici, e chi è deputato a far rispettare la legalità quindi a contemperare la difesa dei diritti di tutti, viene visto, a sua volta, come il nemico dei nemici”.
Il timore espresso da Tissone è che tutto ciò potrebbe far apparire le forze dell’ordine come un braccio armato e violento dell’esecutivo del momento. “Il Silp, che si riconosce nel processo di cambiamento ed evoluzione della Polizia di Stato, avviato con la riforma attuata con la L. 121/ 81, che ha portato alla smilitarizzazione, si oppone a questo snaturamento della funzione democratica di tutela di tutte le persone e della civile convivenza, bene supremo per uno Stato ed il suo popolo nella più ampia accezione”, ha concluso il segretario generale del sindacato.
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