«Continuano ad arrivare segnali incoraggianti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che per il prossimo 10 luglio ha convocato le Organizzazioni Sindacali rappresentative degli operatori del Corpo di Polizia Penitenziaria per un confronto sulla revisione del modello custodiale adottato nelle carceri del Paese; la riorganizzazione dei circuiti e dei modelli detentivi è indispensabile non solo per contrastare il dilagante fenomeno delle aggressioni dei detenuti ai danni della Polizia penitenziaria, ma soprattutto per restituire o, forse, dare per la prima volta un senso compiuto all’art. 27 della Carta costituzionale, mirando alla rieducazione del condannato».
È quanto afferma Gennarino De Fazio, per la UILPA Polizia Penitenziaria nazionale, commentando la notizia diffusa dal DAP circa la conclusione dei lavori sul nuovo modello di custodia che, è stato annunciato, sarà pronto entro fine mese.
De Fazio poi spiega: «purtroppo, quella che è stata spacciata per sorveglianza dinamica si è tradotta, nella realtà, in un sistema prossimo alla vigilanza zero, praticato con celle aperte senza criterio e detenuti privati di significative offerte trattamentali; con un ‘anti-modello’ del genere è di tutta evidenza che nella migliore delle ipotesi i ristretti siano destinati a oziare, ma non di rado quel sistema ha persino realizzato i presupposti per alimentare e gestire “traffici” interni, come dimostrano le sostanze e gli oggetti non consentiti, in primis telefoni cellulari e smartphone, ma anche armi rudimentali, che pressoché quotidianamente vengono ritrovati nelle carceri. Soprattutto, il sistema a celle aperte, a bassissimo livello di vigilanza, non garantisce alcune categorie di detenuti a favore di altri che per indole o appartenenza possono acquisire supremazia e ha innescato il vortice delle aggressioni al personale».
«Sia chiaro – precisa il leader della UILPA Polizia Penitenziaria – noi non siamo affatto contrari all’idea di sorveglianza dinamica, anzi, rivendichiamo con forza l’emancipazione della Polizia Penitenziaria da compiti di mera custodia, con l’elevazione a funzioni di intelligence e di conoscenza del detenuto, ma per farlo è necessario reingegnerizzare l’Amministrazione Penitenziaria e, non solo metaforicamente, le strutture carcerarie con gli annessi impianti tecnologici».
«Cogliamo pertanto con assoluto favore la convocazione già annunciata dal Capo del DAP Petralia e pervenuta per venerdì prossimo – conclude De Fazio – auspicando un confronto franco, costruttivo e soprattutto propedeutico all’adozione di misure immediate, dopo che il precedente lavoro sul tema è rimasto seppellito nei cassetti del Ministero della Giustizia».
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