Sono ormai passati più di due anni dalla storica sentenza n. 120/2018 con la quale la Corte costituzionale finalmente cancellava l’anacronistico divieto di sindacalizzazione delle Forze armate.
Purtroppo sono due anni passati inutilmente, visto che la Commissione Difesa della Camera dei Deputati ha confezionato un testo base sulle libertà sindacali dei lavoratori dei corpi militari fortemente improntato su una visione palesemente conservatrice, che in sostanza disegna per le forze armate una rappresentanza che di sindacale mantiene solo il nome.
Con il testo licenziato dalla Commissione, che a breve approderà in aula, l’attuale maggioranza è ben lontana dal riconoscere ai “lavoratori in divisa” i diritti costituzionalmente garantiti a tutti i lavoratori italiani e, nei fatti, se quel testo non subirà profonde modifiche in aula, si rischia di vanificare l’auspicabile e necessario processo di sindacalizzazione e modernizzazione degli apparati militari dello Stato.
Sono state, infatti, approvate norme che faranno nascere sindacati senza alcun potere contrattuale, separati dal resto del mondo sindacale e corporativo, sotto l’influenza dei vertici militari. Il sindacato, per sua natura, è universalmente riconosciuto quale soggetto capace di coniugare gli interessi particolari della categoria che rappresenta con quelli più generali dell’intera collettività. Al contrario, nelle forze militari e di polizia si vuole fare affermare un inutile sindacato addomesticato e privo di potere contrattuale, praticamente di “comodo”, facendo prevalere interessi contrari alla loro democratizzazione, al fine di conservare situazioni di potere consolidate, sostanzialmente facendo diventare ancora una volta carta straccia quanto scritto nella nostra Carta costituzionale e nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Il progetto di legge, così come approvato dalla Commissione difesa della Camera, è inadeguato ed umilia i più elementari diritti sindacali dei cittadini in divisa, che devono essere considerati lavoratori da tutelare come tutti gli altri e devono avere pari diritti.
È necessario, alla democrazia del nostro Paese, che il Parlamento sappia apportare le giuste modifiche al testo affinchè si approvi una normativa che consenta ai sindacati dei lavoratori in divisa di operare nel pieno dei diritti riconosciuti a tutte le categorie del mondo del lavoro, archiviando definitivamente la deludente esperienza delle rappresentanze militari.
L’attuale maggioranza, che su tale materia in nulla si sta distinguendo dalle forze politiche xenofobe e di destra, farebbe meno danni se accantonasse tale progetto e, semplicemente, estendesse ai corpi militari, in particolare alle Forze di polizia a ordinamento militare, Carabinieri e Guardia di Finanza, il riconoscimento immediato della libertà sindacale, sul modello della Polizia di Stato, regolata dalla legge n. 121/1981. Una regolamentazione, peraltro, anch’essa già inadeguata e che non riconosce una piena libertà sindacale ai lavoratori della Polizia di Stato. Al contrario, se 5S, PD, LEU, I.V. persevereranno nell’attuale direzione faranno certamente un’operazione gradita, da un lato ai vertici militari, dall’altro a danno dei cittadini in divisa.
È nell’interesse di tutto il movimento dei lavoratori e di tutto il Paese che tra le forze militari e di polizia vi siano sindacati che possano operare nel pieno dei loro diritti democratici.
Per questi motivi, i COBAS daranno sostegno e s’impegneranno a fianco di coloro che si vorranno battere per far approvare una vera riforma in senso democratico del mondo militare e delle forze di polizia militari.
Domenico Teramo
Esecutivo Nazionale Confederazione Cobas
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