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Luglio/2008 - Laboratorio
Più donne in Polizia
di Elisabetta Branchesi del Silp per la Cgil

Il Silp-Cgil ha un importante sfida da proporre e vincere: realizzare l’incremento della presenza e partecipazione sostanziale delle donne nel sindacato, attraverso una capacità progettuale e rivendicativa in sintonia con valori ed idee progressiste, realmente supportata dalla capacità di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono il pieno dispiegamento della soggettività sessuale nelle strutture.
E’ sempre più necessario sostanziare l’attività in scelte che riconoscano il valore della differenza di genere come ricchezza fondamentale del sindacato, anche attraverso un rinnovamento concreto dei gruppi dirigenti, data l’attuale, sostanziale esiguità della presenza femminile in questi ultimi.
Va di fatto tenuto in debito conto che la presenza delle donne nella Polizia di Stato, attestata circa al 15% della forza complessiva, sta subendo un attacco discriminatorio indiretto dalla legge 23/8/2004 n. 226, che riserva la totalità dei posti messi a concorso nei Corpi di Polizia ad ordinamento civile e militare ai volontari in ferma prefissata di un anno o rafferma annuale e ferma prefissata di quattro anni.
Nel tempo ciò potrà tradursi in una minore considerazione delle tematiche maggiormente connesse alla condizione propria delle donne, e nella possibilità che sempre più i diritti delle stesse possano essere negati o vanificati attraverso modalità mobbizzanti e discriminatorie.
Le prevedibili conseguenze connesse alla diminuita presenza assoluta e percentuale impongono una maggiore presenza di donne nel sindacato, a tutela dei diritti delle lavoratrici in particolare, per garantire una elevata soglia di attenzione ad un mondo ed un complesso di situazioni, già comunque oggetto di attacchi discriminatori.
Sarà pertanto fondamentale progettare una serie di input che abbiano come conseguenza un sempre più ampio coinvolgimento del personale femminile alla vita dell’organizzazione, aprendosi a proposte e progetti mirati su tematiche specifiche, ad esempio proponendo incontri sul territorio che abbiano come argomenti principali quelli che più da vicino possano interessare e riguardare le donne (tutela della maternità, legge 104, turnazioni, ecc.).
Non va trascurata inoltre la necessità di programmare i tempi di vita interna e delle sue iniziative esterne tenendo conto delle disponibilità reali delle iscritte, organizzando quindi l’attività sindacale in modo da favorire la più ampia partecipazione femminile; né quella di finalizzare la propria azione di crescita e proselitismo anche in funzione di un piano di realizzazione di parità tendenziale fra i due sessi all’interno degli organismi dirigenti, dalle strutture di base ai vertici dell’organizzazione.
Gli attuali quadri dirigenti hanno il compito di rendere possibile questo processo di maturazione del sindacato, facendosi portatori convinti della cultura e del valore della diversità di genere nei luoghi di lavoro, e coinvolgendo sempre più lavoratrici nell’approfondimento delle tematiche tipiche e generali, per la elaborazione di azioni rispettore della specificità di genere e di progettazioni che mirino a consolidare ed ampliare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, soprattutto nelle aree che incidono sul miglioramento della qualità della vita.

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