Sembra sia passata una tempesta e che sia tornata la quiete, ma non sappiamo se dopo questa quiete possa seguire un’altra nuova tempesta.
Nonostante prevalga un clima d’incertezza, soprattutto per le previsioni non proprio positive in ambito sanitario ed economico, i dati odierni evidenziano un calo della curva dei contagi e una timida ripresa della piccola imprenditoria. Mentre gli italiani ricominciano a popolare le strade, le spiagge, i centri commerciali, e la Fase 2 sembra aver restituito una certa normalità del nostro vivere quotidiano, non dobbiamo dimenticare quello che, per il momento, ci siamo lasciati alle spalle in questi mesi di emergenza sanitaria. Il monito che deve passare è il seguente: non dobbiamo (e non possiamo) abbassare la guardia.
In primis i cittadini stessi. Gli italiani hanno dimostrato grande responsabilità nei mesi in cui il Covid 19 ha preso il sopravvento. Nel contesto internazionale, dopo le prime critiche circa la mancata attuazione di misure preventive nei mesi che hanno preceduto l’avvento della pandemia, il popolo italiano ha rappresentato un modello da seguire. I provvedimenti legislativi che si sono susseguiti dai primi di marzo in poi, hanno di fatto imposto una restrizione delle più comuni libertà individuali dei cittadini, i quali, salvo qualche piccola eccezione, hanno risposto con serietà e abnegazione, accogliendo la sfida e contribuendo non senza sacrifici a questa prima, e ci auguriamo definitiva, vittoria contro questo terribile virus. È il momento di difendere i nostri valori più grandi come il lavoro e, soprattutto, la famiglia, intendendo per quest’ultima i nostri affetti più cari (in tanti ci hanno lasciato in questi mesi) e i nostri figli: pensare a loro significa pensare al nostro domani.
In secondo luogo ci rivolgiamo allo Stato. L’emergenza sanitaria e l’imminente crisi economica non devono distogliere l’attenzione verso gli interessi primari in tema sicurezza (si pensi alla gestione dei grandi impianti pubblici e degli stadi) e nel delicato ambito della giustizia (come il tema “caldo” delle scarcerazioni dei boss, un brusco passo indietro nella lotta alla mafia). Al pari dei cittadini, ci auguriamo che lo Stato e la classe politica che lo rappresenta, continuino a fare la loro parte. Un riconoscimento di merito va indirizzato a tutti i protagonisti che, dal settore sanitario a quello della gestione dell’ordine pubblico, hanno fronteggiato la crisi in questi mesi durissimi, spesso senza mezzi e risorse adeguate. Di lavoro da fare ce n’è ancora molto. È un’Italia in cerca di risposte, certo, ma anche un Paese che ha dimostrato tutto il suo carattere. Un ultimo saluto va a Francesco Neri, il direttore responsabile in uscita, per il lavoro svolto fino ad oggi, al quale auguro ogni successo e soddisfazione, “se lo merita”.
il Direttore, Ugo Rodorigo
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