Molti commentatori e tanta opinione pubblica finiscono in queste settimane per soffermare le proprie analisi e i propri ragionamenti quasi esclusivamente su Salvini, barconi, porti chiusi, popolazione rom, riforma della legittima difesa, pistole elettriche in dotazione alla Polizia. Noi, che siamo per natura e cultura garantisti e un po’ permalosi, guardiamo con legittimo sospetto a quest’ondata muscolare che sta irretendo il Paese e non ci discostiamo dalla nostra strada. In questo numero del giornale proponiamo un’intervista di Michele Turazza alla psicoterapeuta Marialuisa Menegatto su violenze e tortura. Ne emerge un quadro che dovrebbe far riflettere gli uomini delle Istituzioni, anche se ne dubitiamo.
Si discute invece poco di un altro elemento su cui si fonda un assetto democratico, la libertà di stampa. Il governo del cambiamento non sta lanciando segnali rassicuranti. A parte l’incoronazione di un uomo Mediaset alla presidenza della Commissione di Vigilanza sulla Rai, alcune dichiarazioni di uomini di responsabilità politica agitano i nostri sonni. Beppe Grillo, garante Cinque Stelle, ha asserito ai primi di luglio che i giornali sono i primi fabbricatori di notizie false aggiungendo: “Agorà la chiudiamo, Rai 1 state molto attenti. Al Foglio togliamo i finanziamenti”. Sempre lui, il comico, agli inizi di quest’anno aveva lanciato l’idea di una giuria popolare alla quale sottoporre gli articoli dei giornali e i servizi dei Tg. Si dirà, facezie di un uomo di spettacolo se non fosse che nelle settimane appena passate Vito Crimi sottosegretario all’Editoria, sempre a Cinque Stelle, se ne è uscito con l’idea di stoppare gli annunci delle gare d’appalto che vengono pubblicate sui giornali. Secondo il parlamentare, questi annunci altro non sarebbero che un finanziamento indiretto da 40 milioni di euro. Il comandamento cui si attiene Crimi prevede che “senza finanziamenti l’editoria è più libera”, omettendo che in Italia, a differenza di altri Paesi occidentali, non esiste un editore puro che vive con le vendite del suo prodotto.
C’è però un filo di speranza: non è detto che quel che dicono oggi trovi riscontro domani. Vivono tra carambole e Viagra.
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