Secondo articolo di avvicinamento ai 40 anni della Riforma del 1981 tramite il racconto in prima persona dell’ex poliziotto Orlando Botti
Il corso di polizia giudiziaria di un anno, trascorso a Peschiera del Garda presso il Reparto Mobile, era servito soprattutto ad effettuare opere di rinforzo nel nord Italia, e l’uso dei libri e del relativo addestramento culturale era stato riposto nel tascapane personale al posto, appunto, di una opera di approfondimento dei vari codici e procedure penali.
Per tali accadimenti, cresceva in me la consapevolezza di appartenere più a un corpo militare che fungeva compiti civili, per cui le stellette sulle spalle pesavano come macigni, stante un regolamento sottoposto al Codice Penale Militare.
Finito questo periodo, metà del personale veniva trasferito a Milano e a Roma per l’approfondimento del corso di polizia giudiziaria, amministrativa e investigativa. Io raggiungevo Roma alla Caserma Castro Pretorio dove effettivamente un nuovo tipo di istruzione relativa ai temi del corso erano stati annunciati come “rivoluzionari”, per nuove tipologie di studio provenienti da altre esperienze di polizie internazionali.
Il questore Lugliè, dirigente del corso, vero assertore e profondo conoscitore di queste tecniche, ci informava circa le novità del corso con parole nuove e veramente interessanti, non disgiunte da grande passione e rispetto dei ruoli. Si iniziava così questo percorso con esercizi straordinariamente nuovi e culturalmente avanzatissimi.
Due esempi: in aule di nuova concezione tecnica venivano proiettate varie fotografie di stanze, di visi di persone, di strade, di vari luoghi con o senza persone. Dopo tre, quattro minuti di proiezione venivano fatte delle domande sulle visualizzazioni fatte, per cui bisognava rispondere attentamente e ricostruirle esattamente, con grande attenzione ai particolari.
Altro esame era quello di visualizzare quattro autovetture di varia cilindrata e marca e poi, senza saperlo prima, bisognava precisarne le targhe. Esame difficilissimo, che il mio collega Dominissini incredibilmente (e unico tra i presenti) riusciva a superare, ricomponendole esattamente una per una. Purtroppo, anche in questo corso, sopraggiungevano improvvisi allarmi per manifestazioni pubbliche, per cui spesso si veniva distratti dallo studio e si veniva impiegati in servizio di ordine pubblico.
Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere
William Shakespeare.
Orlando Botti