La caduta del regime assadista segna un punto di svolta negli equilibri del Medio Oriente. La posizione strategica del Paese è stata la causa dell’intervento di attori esterni nel conflitto civile, durato ben tredici anni. La fine del regime segna la vittoria della Turchia e un indebolimento regionale per la Russia e l’Iran, ma tra i tre Paesi prevarrà la collaborazione sulla rivalità
Il regime baathista nel mosaico demografico siriano
L’8 dicembre 2024 è caduto il regime di Assad. La caduta di un regime durato cinquantaquattro anni non può che segnare un punto di svolta sia nella storia della Siria che negli equilibri regionali. Il regime, infatti, aveva avuto inizio nel lontano 1970 a seguito del colpo di Stato di Hafiz Al-Assad (padre dell’ultimo presidente siriano Bashir Al-Assad) conosciuto come “colpo di Stato correttivo”.
Hafiz Al-Assad apparteneva al partito Baath (in arabo “rinascita”), lo stesso partito che ha governato l’Iraq dal 1969 al 2003.
Il partito, nato in Siria negli anni ’40, ha portato avanti una visione laica e panarabista, ciò nonostante, il regime di Damasco è stato ampiamente legato alla comunità di appartenenza degli Al-Assad: gli alauiti. Gli alauiti sono una minoranza religiosa sciita di cui fa parte circa il 15% dei siriani.
La Siria è d’altronde un Paese ricco di minoranze religiose. Il gruppo maggioritario è quello dei musulmani sunniti (70%), seguito da drusi e alauiti (16%) e un 13% di cristiani divisi in diverse confessioni, di cui la metà fa parte della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia. L’ideologia laica del partito baathista garantiva una…..
di Valeria Carmen Caputo