Con le inchieste “Caino” e “Vico Raudo” della Polizia di Stato e della Dda milanese decapitate le locali di Pioltello e di Rho. Intervista al procuratore aggiunto Alessandra Dolci, capo della Dda di Milano, e al vicequestore della Polizia di Stato Nicola Lelario, dirigente della 1° Sezione “Criminalità organizzata” della Squadra Mobile della Questura ambrosiana
Verso la fine dello scorso anno due maxiblitz della Polizia di Stato, con la regia della Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Milano coordinata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci, hanno portato in totale ad una sessantina di misure cautelari, firmate dai gip, a danno delle locali di ’ndrangheta di Pioltello e di Rho, nel Milanese, strutture già emerse nella famosa operazione “Infinito” del 2010 e regno, rispettivamente, delle famiglie Maiolo-Manno e Bandiera. Nelle inchieste è stato impegnato personale della Squadra Mobile ambrosiana (guidata dal dirigente Marco Calì), in particolare della 1° Sezione “Criminalità organizzata” diretta attualmente dal vicequestore Nicola Lelario.
L’ultima retata è l’operazione “Caino”, scattata il 12 dicembre scorso contro la locale di Pioltello, che ha condotto all’arresto di 10 persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, tentato omicidio, tentata estorsione, porto illegale di armi, ricettazione, furto aggravato, usura, detenzione per spaccio di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia e coercizione elettorale, con l’aggravante del metodo mafioso.
Marco Scipolo