All’età di 85 anni ci ha lasciato Arnaldo Cestaro, l’italiano che contribuì a far condannare l’Italia per i pestaggi alla scuola Diaz durante il G8 genovese del 2001 entrando, di fatto, nella Storia. Cestaro, appunto, fu una delle vittime che denunciò l’Italia alla Corte Europea per le violenze subìte durante quella notte, subendo una frattura a un braccio, una frattura a una gamba, dieci costole rotte e lividi su tutto il corpo. Per capire meglio la personalità e la forza interiore di Cestaro bastano le parole del giornalista Lorenzo Guadagnucci, anche lui arrestato e ferito gravemente, che se lo trovò nella stanza dell’ospedale Galliera di Genova, mentre lui non riusciva quasi a parlare e riflettere per le ferite subìte. Cestaro inveiva contro i poliziotti di guardia, sottolineandogli l’importanza della manifestazione avvenuta e il grande movimento che l’aveva organizzata, ridendo sotto i baffi contento della sua condotta coerente. Sempre sostenne che non ce la aveva contro il singolo polizotto ma con le alte sfere delle Forze dell’ordine che avevano permesso e organizzato quella “macelleria messicana”. Ha sempre fatto nella sua vita un lavoro umile di ferrivecchi ma aveva iniziato la sua opera di difesa dei diritti civili sin dalla età di 15 anni. Per combinazione non aveva fatto rientro a casa sua quella notte tragica con il pullman dei suoi compagni: aveva promesso a una sua amica di portare dei fiori sulla tomba di sua figlia al cimitero di Staglieno. Si fermò, per puro caso, a pernottare alla scuola Diaz. Alla sua figura fu ispirato il personaggio di Anselmo Vitali nel film Diaz, del regista Daniele Vicari. Rimane nel tempo il ricordo di Arnaldo che nel corso di un’udienza del processo per le violenze perpetrate alla scuola Diaz, avvicinò il vice questore Francesco Gratteri e, stringendogli la mano, gli fece vedere una fotografia che lo immortalava su una sedia a rotelle, con gamba e braccio ingessati, dicendogli che lo avevano ridotto in quello stato gli uomini da lui comandati. La sua casa ad Agugliaro è sempre stato un presidio militante, pieno di bandiere e manifesti esposti anche sulla strada. Arnaldo era una persona militante e mai faziosa, sempre pronta a scendere in piazza assieme ai No Tav, ai No Dal Molin e in tutte le manifestazioni operaie. Arnaldo e Guadagnucci furono tra i fondatori del Comitato Verità e Giustizia per Genova. Dopo lunghe sofferenze dovute alle ferite riportate, Arnaldo non ha mai perso la strada giusta per rivendicare i propri diritti e se è stata varata una seppur discutibile legge sulla tortura lo dobbiamo soprattutto a questo grandissimo cittadino. Che gli sia lieve la terra.

di Orlando Botti