Da dicembre i poliziotti in servizio o in quiescenza hanno la loro sezione ANPI, un luogo in cui affermare i valori fondanti della nostra Costituzione: perché “poliziotto-antifascista” non è un ossimoro
Il suo nome di battaglia era “Cervo” e riuscì nell’impresa di ricevere attorno a sé il sostegno di molti colleghi in servizio alla questura di Roma. Maurizio Giglio – Ufficiale di Pubblica Sicurezza, nato a Parigi nel 1920 – operò per agevolare l’avanzata degli Alleati, informandoli di ogni movimento dei tedeschi. La coraggiosa attività partigiana continuò fino al suo arresto, insieme all’agente Scottu. Sottoposti per giorni interi a torture e sevizie dalla famigerata banda Koch in via Tasso a Roma, Cervo venne ucciso alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.
Alla sua memoria è dedicata la neo sezione “ANPI – Appartenenti alla Polizia di Stato”, costituita da un gruppo di poliziotti nello scorso mese di dicembre, con l’obiettivo di affermare i valori democratici e i principi ispiratori della Costituzione repubblicana e di promuovere il riconoscimento del prezioso contributo da parte della Pubblica sicurezza alla Lotta di Liberazione.
Il 30 gennaio la Sezione ha organizzato il seminario di studi “Una memoria da costruire: i partigiani, i deportati e i Giusti della Polizia nella Resistenza al nazifascismo” presso la Sala Conferenze del Viminale alla presenza del Capo della Polizia, Prefetto Lamberto Giannini e del Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo: in questa occasione, l’ANPI ha potuto entrare nel Ministero dell’interno a parlare di Resistenza, di Memoria e del ruolo che tanti poliziotti ebbero nel contrasto al nazifascismo.
Una Sezione giovane, ma con moltissimi progetti già in cantiere. Polizia e Democrazia ne ha parlato con il Presidente, l’Ispettore Vittorio Berti.
Michele Turazza