Quali possibili scenari in materia di razionalizzazione dell’intero apparato di Pubblica Sicurezza? In questo contributo, muovendosi su una dimensione storico-politologica, si cerca di mostrare al lettore le falle, la mancata attuazione della Legge 121 e i possibili scenari di ristrutturazione dell’intero Comparto Sicurezza alla luce del mutato contesto internazionale
Nel corso degli ultimi mesi il dibattito pubblico, innescato da alcuni episodi di cronaca, si è concentrato a più riprese sul comportamento delle Forze dell’ordine nel corso della gestione degli interventi di ordine pubblico. Come spesso accade nel Paese dei “Guelfi e Ghibellini” la politica e con essa l’opinione pubblica si è divisa tra due blocchi diametralmente opposti caratterizzati da una difficile comunicabilità.
Protest–policing
Per descrivere questi due schieramenti ci viene in soccorso la classificazione elaborata da Donatella Della Porta ed Hebert Reiter nel volume “Polizia e Protesta”. 1 Questi due studiosi, riferendosi al rapporto tra opinione pubblica e gestione della protesta, vedono emergere nella società forze e spinte che identificano con i concetti di “coalizione per i diritti civili” e “coalizione per la legge e ordine”.
La prima, rappresentata da tutte le forze che ruotano attorno al mondo progressista, si fa promotrice di istanze più vicine al mondo della protesta e ad un controllo di essa meno energico e più compartecipato. La seconda, invece, si contraddistingue per un approccio molto più energico e repressivo del dissenso. Ne scaturisce, così, una visione diametralmente opposta del fare polizia e del ruolo dei tutori dell’ordine.
Non essendo questa la sede in cui dilungarci in riflessioni di tipo politologico-sociologico, è importante osservare come questo rinnovato interesse per la gestione dell’ordine pubblico non è stata accompagnata da un dibattito in sede politico-istituzionale sull’immagine e sul modello di…….
di Gabriele Ridolfi