I fatti di Verona aggiungono un’altra pagina vergognosa alla storia delle Forze dell’Ordine. Il problema, però, va risolto alla radice
Pensavo, a torto, che l’abisso toccato alla scuola Diaz e al reparto mobile di Bolzaneto durante il G8 genovese, ci avesse lasciato una lezione “arginante” in seno alle Forze dell’Ordine, affinché non si ricadesse in altre simili tragedie.
I recenti fatti veronesi, tuttavia, ancora una volta mi hanno dato torto. Alla Questura di Verona, nella sede della sezione Volanti, sono accaduti episodi di violenza inaudita, da brividi, reiterati verso persone deboli, soprattutto di origini straniere. Se tali episodi siano reati, spetterà ai giudici stabilirlo; ma sono sufficienti i fatti riportati sulla stampa per una ferma condanna morale.
Leggere sui giornali tali resoconti fa tremare i polsi: urinare sul volto di un fermato, prendere a pugni, senza motivo, cittadini stranieri pensando di farla franca, tanto da replicare quasi quotidianamente questi comportamenti violenti… insomma, sembra di trovarsi di fronte a una sorta di girone infernale dantesco.
Addirittura sono state registrate telefonate di tali “signori” in divisa verso la propria compagna, alla quale venivano sottolineate le proprie violente “bravate”; resoconti spesso accompagnati da risate di scherno e persino di autocompiacimento.
I fatti sono emersi alle cronache per caso, durante una intercettazione telefonica di uno straniero pregiudicato. Prendiamo subito atto che, senza queste “casuali” intercettazioni, i suddetti episodi potevano tranquillamente continuare visto che nessuno all’interno della Questura e all’interno della squadra Volanti aveva sentito il dovere etico (e giuridico) di informare i propri superiori; di contro, 25 agenti sono stati trasferiti ad altre sedi.
Ma come è possibile che in una Questura possano avvenire episodi così gravi e che, …..
di Orlando Botti