Lampedusa, 26 novembre 2024. Dopo una settimana di preparazione e addestramento dell’equipaggio, la barca a vela Safira è salpata dal porto di Lampedusa per la 20esima missione di Mediterranea Saving Humans.
Nei prossimi giorni infatti la nostra nave Mare Jonio – dopo esser stata sottoposta per la terza volta a un illegittimo fermo amministrativo sulla base del Decreto legge Piantedosi in seguito al soccorso di 83 persone nell’ottobre scorso – deve entrare in cantiere per la visita “a secco in bacino” (dry–dock) prevista ogni tre anni dal Registro Navale Italiano (RINA), e non potrà perciò essere operativa per un certo periodo.
«Ma la situazione drammatica lungo le rotte migratorie del Mediterraneo centrale – ha dichiarato Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans – fino agli ultimi tragici naufragi avvenuti al largo delle coste di Tunisia e Libia, i violenti respingimenti verso questi Paesi e il rischio che riprendessero le operazioni di intercettazione e deportazione in Albania da parte del governo italiano, ci impongono di tornare in mare con una missione di osservazione e monitoraggio, e di ricerca, assistenza e soccorso se necessario, insieme agli altri assetti della Flotta Civile».
Lo facciamo grazie alla collaborazione con l’Associazione Safira di Trapani, che ha messo a disposizione di Mediterranea la barca a vela Safira, battente bandiera italiana, e la sua comandante: «da oggi pattuglierà navigando per una settimana nelle acque internazionali a sud dell’Isola di Lampedusa – ha spiegato Danny Castiglione, capomissione a bordo – Nelle ultime settimane abbiamo preparato la barca, attrezzandola dal punto di vista tecnico con tutti i dispositivi necessari, e abbiamo imbarcato un equipaggio di attivisti e attiviste di Mediterranea che comprende un team completo di soccorritori, medici e paramedici. Siamo pronti a intervenire».
«Di fronte a chi vuole rendere “normale e accettabile” nel nostro mare una realtà quotidiana fatta di violazioni sistematiche del diritto marittimo e dei diritti fondamentali delle persone, attraverso omissioni di soccorso, catture e deportazioni, producendo solo sofferenza e morte, – conclude Laura Marmorale – rispondiamo che, ancora una volta, non ci volteremo dall’altra parte e continueremo a essere là dove bisogna stare e agire».
Consiglio direttivo di Mediterranea