In questi giorni ci siamo nuovamente immersi nelle tragiche immagini del G8 di Genova. Immagini forti, ferite che ancora bruciano. E tornano di nuovo alla mente le stesse domande, gli stessi dubbi, che nell’arco di vent’anni non hanno sempre trovato risposte. A mettere benzina sul fuoco hanno contribuito le violenze del carcere di Santa Maria Capua Vetere, un grave campanello di allarme che ci avverte che alcuni problemi in seno alle forze di sicurezza non sono superate.

Per comprendere il problema dobbiamo tuttavia fare uno sforzo, quello di metterci nei panni e nelle divise degli altri: immedesimarsi verso chi le violenze le subisce, vedendosi calpestati i più elementari diritti civili, ma anche mettersi al posto di chi arriva a compierle, spesso lasciato in balia degli eventi, tra ordini confusi e piani poco chiari. Perché, tanto a Genova quanto nelle carceri italiane, il problema sta a monte ed è da ricercare più in alto, tra chi le decisioni le prende davvero. Ribadiamo che manca una seria strategia di prevenzione in merito agli errori, ancora troppi, commessi da chi veste una divisa.

Quello che non bisogna fare è mettersi di lato, aggirare il problema e aspettare che passi la bufera. Dopo Genova qualcuno ci ha provato e sono serviti anni per riuscire a cogliere alcune (non tutte) verità. Non devono prendere le distanze i sindacati delle Forze dell’Ordine, all’interno dei quali l’atteggiamento si è diviso tra timide condanne e rigide difese d’ufficio. Devono altresì dare una risposta le Istituzioni, alle quali si chiede non solo chiarezza e giustizia, ma mettere in atto serie misure correttive, affinché non si inciampi più nelle stesse, secolari, “buche”.

Un ruolo chiave, infine, ce l’abbiamo noi cittadini. Chiedere il rispetto della Costituzione, dei diritti di tutti, è importante affinché si ristabilisca quella fiducia nei confronti dei tutori dell’ordine che mai dovrebbe mancare in un Paese democratico come il nostro. Dobbiamo essere uniti, nel bene e nel male. Nel bene, in questi giorni, ci siamo ritrovati a gioire tutti per il titolo di Campioni d’Europa, così come negli altri sport. Ma è nel male, nelle cose che non vanno per il verso giusto, che dobbiamo tener testa, senza mai girarsi dall’altra parte, senza mai mettersi di lato. Siamo un gran Popolo, compattiamoci e risolviamo i nostri problemi senza fare troppo rumore. Ma risolviamoli.

il Direttore, Ugo Rodorigo

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