Riportiamo di seguito la lettera inviata alla nostra Redazione da un nostro lettore e abbonato.
Dico francamente, da lettore abbonato alla rivista, ad un certo punto dell’anno scorso per la prima volta, scorsi i vari articoli dell’ultima edizione, ho provato un senso di profondo sconforto, nel constatare come ovunque l’analisi era impostata per comprendere, esaminare, anatomizzare, declinare i vari fenomeni criminali, dai più eclatanti e macroscopici a quelli meno noti e più capillari, fino al punto in cui, mi è parso, tutto questo descrivere si mutava in adattamento rassegnato alla loro esistenza, una specie di vaccinazione circa l’inesorabile destino della loro riproduzione, piuttosto che un tentativo di affinare le armi per il loro contenimento.
Tutto questo mi accade in un periodo in cui, ma come credo lo stesso interessi molti, troppi italiani, sono bersagliato da numerosi episodi di conclamata impotenza dei vari Servizi pubblici preposti alla Sicurezza sociale (dalle Forze dell’Ordine agli Enti Locali, le Istituzioni, la stessa Magistratura, ecc.) di fronte a illeciti seri che hanno nuociuto alla mia vita e a quella dei miei familiari. La mia reazione è stata quella di disdire l’abbonamento perché, ho pensato, almeno non avevo bisogno di leggere quella che appariva una resa alla degenerazione in atto, fermo restando che sono attualmente ed intensamente impegnato in varie associazioni di difesa del cittadino. È stata solo la cortese e appassionata insistenza dello staff di Polizia e Democrazia nel volere sapere le ragioni del mio disamoramento, che mi ha portato a scrivere questo articolo per spiegarle. Ciò nell’ottica di una ripresa di fiducia reciproca, laddove, come nella tradizione da cui evolve, la Rivista dovrebbe anche essere un “laboratorio” per comportamenti collaborativi e proattivi, che sappiano innovare in una società in rapido cambiamento, anche le relazioni tra la Cittadinanza e i Servizi preposti a proteggerla.
Cerco di spiegarmi e spiegare. Quello che sembra essere accaduto negli ultimi periodi, direi nel dopo Covid, che anche la cosiddetta “delinquenza”, come tutta la società, ha effettuato una potente transizione verso il “digitale” il che non significa solo l’incrementale utilizzo dei Tools informatici per la comunicazione, ma si allarga in tutti gli ambiti che ad essa si accompagnano: la diminuzione vertiginosa dell’empatia umana (fisica) nelle relazioni sia affettive, a cominciare dalla famiglia e dai suoi principi “generativi” che non affettive; la complicazione altrettanto parossistica dei processi commerciali e amministrativi che interessano il nostro quotidiano, che solo apparentemente sono più rapidi. o come si dice a portata di “click”, ma che in realtà comportando sovrastrutture cognitive, applicative e tecniche mostruose e “time consuming” (disponibilità di attrezzature informatiche mobili o fisse, con la non banale manutenzione in efficienza delle stesse, giganteschi archivi di siti, credenziali e passwords, conoscenza di applicazioni, tutte diverse, spesso malfunzionanti e non presidiate se non da inutili robot, e piene di oblique ed ingannevoli insidie, ecc.). In altre parole, un individuo normale, un cosiddetto “padre di famiglia” passa oramai, lavoro a parte (il quale fatto magari “smart” a sua volta), quasi tutto il tempo della sua giornata a pagare bollette online, occuparsi delle assicurazioni dell’auto, delle spese di manutenzione, delle prenotazioni sanitarie, dei rapporti condominiali, della manutenzione in efficienza delle sue connessioni, dei suoi PC e smartphones, di tutti i malfunzionamenti di questo apparato puntualmente non assistiti se non da robot inutili, ecc. ecc… ringobbito davanti ad un computer. Tutti siamo così in realtà diventati più soli e vulnerabili di fronte al malaffare.
Il doversi oramai affidare pesantemente al web per la nostra vita quotidiana, per così dire, ci ha snaturato e tutto questo straripante indispensabile quantitativo di fiducia messo in piazza, nell’affidarsi alle reazioni di uno schermo anziché di persone, sta producendo oramai più danni che opportunità alla società, perché, oltre ai danni impliciti di una intelligenza artificiale sbandierata ma non monitorata né accessibile a livello umano nelle sue logiche, processi e “troubleshooting, questa area è stata colonizzata a sua volta da un nuovo tipo di malaffare, delinquenza, truffa sistematizzata, falsificazione, che si è su di essa plasmato, ben nascosto dalla presenza di anonimi schermi.
E questo, si badi bene, non si riferisce solo all’illecito “digitale” propriamente detto (ovvero che avviene sul web) bensì. e forse di più ancora. si estende all’illecito tradizionale, diretto, che può ora esistere solo in quanto intimamente connesso con il web stesso. Due piccoli esempi in questo senso possono aiutare a chiarire. Si pensi alla quantità di informazioni della nostra vita personale che mettiamo sui social, inavvertitamente, che possono essere carpite da sedicenti “amici” che magari non sono che dei ladri che vi vengono a visitare a casa quando siete in vacanza. Oppure ai dettagli dei nostri profili psicologici, le nostre storie, le nostre fragilità, che magati possono spianare la via ad un potenziale stupratore.
C’è poi il potentissimo effetto amplificatore dell’indulgenza generale, del giustificazionismo ad oltranza, che larghi strati della società propalano sotto il mistico concetto di “inclusività”, di ogni forma di devianza comportamentale nelle sfere intime del sentire generativo ed identitario della nostra cultura occidentale, con l’eros distorto, il consumo normalizzato di droghe, l’abbattimento dell’archetipo familiare bi-genitoriale. In questa voluta confusione diventa sempre più difficile, soprattutto per i giovani, capire perché si sta al Mondo se non per consumare un piccolo ed egoistico cabotaggio esistenziale e commerciale conforme al Mainstream. Ed è del tutto conseguente, che nel “saltare” politicizzato di tante “regole”, considerate inutili da questi “innovatori”, salti, con l’abbattimento del modello basato sull’amore e la trascendenza tramite i figli, anche l’archetipale remora al delitto a partire da quello “minore”, soprattutto laddove è più semplice da perpetrare. In altre parole perché preoccuparsi del Mondo e dell’etica se non si pensa con una visione trascendente che traguarda la sopravvivenza di una razza ma pensa solo a rincorrere senza fine egoismi personali? Se tutto finisce con noi, allora forse è meglio razziare il più possibile tutto quello che si può finché si è invitati! Sembra addirittura che si siano delineate aree di delitto capillare, ben presidiate da consulenti legali, che lo insegnano per filo e per segno garantendo altresì agli “studenti”, che ne hanno compreso i labili confini, una sicura impunità.
Faccio alcuni esempi di fatti capitatimi personalmente durante l’anno scorso e quello corrente, non ancora finito, limitandomi ai più seri. Si tratta di casi assolutamente documentati nei quali mi auguro i lettori potranno trovare magari in parte, episodi recenti sempre più frequenti delle loro vite. In ordine cronologico, ho subito dapprima una truffa aggravata con falsificazione di firme e voce che ha portato alla inesistente terminazione delle mie utenze domestiche di luce e gas e il subentro di nuove fantomatiche ditte come fornitori, con tutto l’intuibile contorno di disguidi, fastidi, minacce di sospensione e di indebite fatturazioni, ad opera di rei confessi grazie alla solerte indagine del Commissariato di zona; incriminati quindi d’ufficio tali delinquenti sono stati citati in giudizio ma andato al Tribunale per ritirare gli Atti (che ho dovuto anche pagare) leggevo che lo stesso PM mi consigliava vivamente di non procedere per “tenuità” del fatto, con ciò lasciando a piede libero queste persone (e pure incensurate); oppure, in alternativa, se proprio avessi voluto procedere, dovevo nominare a mio costo un Avvocato che illustrasse il perché… ho quindi dovuto desistere dal procedere. Ho constatato poi, in relazione ad un titolo universitario da me conseguito in all’estero (Dottorato di Ricerca), che mi serviva ai fini di concorsi di avanzamento interno (sono un dipendente pubblico), che il procedimento di omologazione supervisionato dal Ministero dell’Università e della Ricerca non otteneva alcuna risposta, né a tutt’oggi ne ottiene (di alcun segno), negandomi di fatto il diritto a fruire di un punteggio più favorevole per la selezione in questione.
Ho subito infine l’estate scorsa ad opera di una macchina operatrice pubblica l’abbattimento di una recinzione in cemento di una mia proprietà agricola in un Comune vicino alla città in cui abito. Dispiace dire che anche in questo caso, nonostante la presentazione di persona e tramite PEC al Commissariato di PS di zona, di dettagliata denuncia e corredo di foto, mi è stato detto solo a voce che detta denuncia sarebbe stata passata in “Procura”; questo avveniva all’inizio dello scorso settembre e sto ancora aspettando. Sono stato varie volte a chiedere informazioni sul posto ma mi hanno sempre detto che il funzionario preposto era “impegnato” e quindi non ho potuto conferire per avere notizie della pratica. Più di recente sono stato fatto oggetto di un pignoramento parziale dello stipendio ad opera dell’Agenzia della Riscossione, effettuato molto prima del ricevimento della notifica e quindi formalmente illecito, oltre che relativo ad una cartella da me appellata con successo in prima istanza tempo addietro in Commissione Tributaria nonché sospesa anche dal giudice ordinario qualche mese dopo. Tale pignoramento, che ha raggiunto oramai 5000€, continua ancora e viene perpetrato, a detta del mio Ente datore di lavoro “a scopo cautelativo”, il tutto nonostante il mio recente pensionamento. Dovrei credo andare in GdF e fare una denuncia per appropriazione indebita al mio Ente ma, mi si consenta, non credo più che le mie denunce, querele o segnalazioni, e ometto di fare altri esempi, possano essere accolti, ancorché del tutto legittime e documentate. Ci deve essere qualche altro aspetto che mi sfugge.
Per concludere, limitandomi a questo recente periodo, posso rilevare alcuni altri casi “minori” ma che in realtà nascondono un vero e proprio “iceberg” di malaffare crescente del tipo capillare e strutturato di cui accennavo prima. E per la precisione mi riferisco al mio Condominio in cui devo mio malgrado convivere con convocazioni assembleari fatte su whatsapp anziché con le modalità canoniche richieste dal Codice Civile, oltre che con delibere sostanziali sulla disponibilità delle aree comuni assunte senza i necessari quorum dei proprietari. E che dire poi del nuovo costume di tecnici e operatori della manutenzione domestica (riparazione elettrodomestici, lavori di manutenzione, ecc.) che vengono a casa muniti di smartphones per incassare immediatamente i pagamenti tramite carta non rilasciando mai più poi le relative fatture. Le quali fatture, peraltro, detti individui assicurano verranno immediatamente inviate in automatico alla nostra email, mostrando trionfanti il loro smartphone. Cosa che non avverrà mai, e oltre all’infrazione fiscale noi clienti rimaniamo ora, rispetto al passato, anche senza la prova che il dato tecnico ha messo mano sui nostri apparati con la relativa responsabilità di possibile inefficiente prestazione o danni collegati…
Va bene, ora concludo. Si dirà che si può ben credere alla veridicità dei fatti presentati, oltre che al fatto che essi coincidano in larga parte alle esperienze di tanti lettori e quindi delineino un deflagrante pericoloso fenomeno. Ma la domanda è, che cosa possiamo fare per contrastarlo, per difenderci meglio e ridurre il degrado esistenziale che tali vessazioni ci procurano? Mi sembra di potere dire, e volendo contare sulla condivisione di intenti con le Forze dell’Ordine, che se la enorme complessità digitale e tecnologica della nostra vita quotidiana è il problema all’origine del tutto, fattore che una minoranza di malfattori trasformano in casino nel quale pescare nel torbido, la risposta è piuttosto ovvia.
Bisogna battere il nemico sullo stesso campo: crescere in vera intelligenza artificiale, da sostituire a quella che attualmente appare piuttosto una “deficienza” dell’intelletto, ovvero utilizzare i tools informatici per indirizzare in modo più chirurgico e penetrante gli strumenti della prevenzione, dell’intelligenza e della repressione in modo da smascherare e bloccare gli autori dell’illecito seriale. Ma per fare questo bisogna rimettere al centro l’unica di forza che può garantire una rinascita vera dei costumi, l’elemento dell’empatia e delle relazioni umane che deve venire prima di tutto. Partiamo dal parlare tra uomini e donne, riconoscendo fisicamente la comunione e l’onestà dei nostri intenti e allora sì sapremo mettere veramente l’informatica al servizio dell’uomo e non viceversa. In altre parole, la risposta mi sembra sempre essere nella creazione di reti nei territori che coordinino, agevolino la collaborazione tra Cittadini e Servizi pubblici in varie forme preposti alla Sicurezza sociale, e che ovviamente operino con piattaforme digitali a misura d’uomo evolute.
Tornando, per capirci, agli esempi fatti prima, ecco che semplicemente non potrà esistere più un PM che consiglia l’archiviazione di una grave truffa confessata anziché processare e punire gli autori, perché l’operazione sarà l’esempio classico di questa collaborazione, anche magari con la creazione capillare di quelle reti di “neighbourhood watch” già previste dalla normativa ma che hanno bisogno di crescere nei comportamenti pratici. E circa il secondo esempio, quello della non risposta sul titolo accademico per i concorsi, che coinvolge le negligenze dei poteri pubblici diversi dalla Magistratura, a sua volta si sta cercando di trovare risposta con interpellanze a reti di difesa etica e civica dei Cittadini, che si interfacciano direttamente agli Enti preposti, in questo caso l’ANAC, circostanziando e certificato in modo estremamente preciso le mancanze e le relative compensazioni operabili. Ancora, circa il terzo esempio dei danni arrecati alla privata proprietà da parte di pubblici poteri, potranno soccorrere sia le reti di neighbourhood watch per il migliore monitoraggio degli eventi sul territorio e la riconduzione immediata alle responsabilità, sia, sul fronte dei ricorsi amministrativi, canali di contatto con Enti pubblici ad hoc (Uffici reclami locali ?), mediati da reti ed associazioni esperte nelle problematiche che sappiano documentare in modo rapido ed efficace e già offrire le soluzioni. Per la complessa tematica fiscale infine, pare il Governo abbia già intuito che in un paese avanzato non si può prescindere da una nuova cultura di transazione obbligatoria diretta tra fisco e contribuente, sul modello degli altri grandi Paesi europei, altrimenti il contenzioso è destinato solo a crescere e a creare divisione e diffidenza tra popolazione e potere pubblico. Questo a sua volta potrà meglio essere condotto da reti specialistiche collaborative a carattere associativo che sappiano rappresentare in modo preciso le istanze dei contribuenti, accreditate a mera delega anche per raggiungere accordi economici immediatamente applicabili. Dappertutto quindi, e ciò anche in relazione agli altri citati esempi (il pasticcio dell’inapplicabilità della fattura elettronica nelle transazioni minute, o dell’illecito strutturato nei Condomini) sembra inevitabile che associazioni di mediazione e rappresentanza semplici, con requisiti formali minimali, eventualmente anche solo su base “nudge”, debbano acquisire ruoli e forza sempre maggiori secondo un principio di “cittadinanza” attiva.
In questo, nel ringraziare per l’attenzione e la lettura, so di essere già in compagnia di tanti e delle loro associazioni, che percorrono questa nuova Onda (direi sanamente) anomala che vuole ripartire dall’uomo e non dall’informatica per una vera transizione digitale che sia al servizio del benessere dei cittadini. Volentieri rispondo / rispondiamo ogni giorno a tutti si rivolgano allo sportello email di questa Onda sottoponendoci i loro problemi, e di questi tempi pensiamo che, veramente, anche solo il riconoscimento reale e personale di un Cittadino nella sua grande quotidiana sofferenza, e il garantirgli una qualche forma di risposta in un mondo che parla solo tramite robot, o slogan politici ed elettorali tipici di una casta dello spettacolo, sia un enorme passo avanti ed un indubbio valore aggiunto.
Giacomo P. Sciortino