Preg.mo Direttore,
Sul numero di maggio-giugno 2022, di Polizia e Democrazia, ho letto con particolare interesse l’articolo/intervista dell’amico Michele Turazza dal titolo “Per i sindacati militari, una Corda al collo”. L’intervistato, Francesco Zavattolo – segretario nazionale del Silf – pone l’accento sulle libertà sindacali negate dalla cosiddetta Legge Corda, ovvero dal della relatrice del decreto attuativo che avrebbe dovuto ricalcare le sentenze della Corte di Giustizia Europea per i Diritti dell’Uomo e della Corte Costituzionale.
Ciò non è avvenuto perché, con molta probabilità, considerata anche l’inesperienza politica della giovane relatrice, gli stati maggiori hanno negativamente influenzato l’iter della legge mediante le loro più rigide e marcate posizioni militariste. Un parlamentare con una certa esperienza non si sarebbe, verosimilmente, lasciato influenzare più di tanto dalle gerarchie ed avrebbe tenuto conto di tre aspetti: 1) i sindacati delle altre forze di polizia europee sono regolamentati diversamente; 2) prima di iniziare l’iter finalizzato ai decreti attuativi delle due importanti sentenze, un prudente legislatore avrebbe cancellato gli obsoleti e contestatissimi organi della Rappresentanza militare; 3) gli stati maggiori rappresentano la minoranza rispetto agli organici delle Forze di Polizia: scontentare il 95% del personale dipendente a favore del 5% non ha alcun senso e nessuna logica.
La Guardia di Finanza non è mai stata, e mai lo sarà, una Forza Armata, già è stata operata una paradossale e gravosa forzatura quando le furono attribuite le stellette; una Polizia Economico-Finanziaria europea non può essere strutturata ed organizzata militarmente, nel mondo non ci sono altri esempi. Il professore Pino Arlacchi, autorevole docente universitario noto sia in Italia sia negli Stati Uniti, già 30 anni fa disse che il naviglio della GdF ed i suoi compiti in mare potevano essere tranquillamente ceduti alle Capitanerie di Porto senza che nessuno se ne sarebbe neppure accorto del passaggio. Ci sarebbe stato solo un guadagno economico.
Qualche anno fa anche il Commissario alla spending review, il dott. Carlo Cottarelli, voleva eliminare i cosiddetti Baschi Verdi in quanto un doppione del Reparto Celere della Polizia di Stato ma anche del GIS dei Carabinieri. L’attuale rapporto costi-benefici della Guardia di Finanza è abbastanza opinabile nonostante i dati sciorinati durante le feste del Corpo. Ma quanto di quel denaro che dovrebbe entrare nelle casse dello Stato non vi entrerà mai a causa dei previsti ricorsi alle Commissioni Tributarie?
Veniamo, ora, al Movimento dei Finanzieri Democratici, che è stato citato nell’ampio articolo di Turazza. A mio avviso è improponibile un paragone tra il MFD e l’attuale Silf, il motivo principale è che il Movimento è sempre stato trasversale anche dal punto di vista politico, non collocandosi né a destra, né al centro, né a sinistra del panorama politico italiano, mentre il Silf, come è noto, nasce da una costola della CGIL e dalla stretta vicinanza al Partito Democratico. Quest’ultimo aspetto ha provocato, a mio modesto parere, delle forti contraddizioni interne che sono poi sfociate con prese di posizione esterne non coerenti. Alcuni dei vecchi iscritti a FICIESSE hanno fatto parte, fino a pochissimi anni fa, sia della Rappresentanza Militare sia dell’Associazione; mentre Ficiesse avanzava timidamente idee vicine alla smilitarizzazione del Corpo, la Rappresentanza Militare si dimostrava ideologicamente molto vicina ai vertici della Guardia di Finanza.
Il Movimento dei Finanzieri Democratici, nonostante il trascorrere degli anni, gode ancora di ottima salute, continua a trovare forti simpatie da parte di parlamentari dei vari schieramenti, ma anche in quella che una volta veniva denominata la società civile il MFD si è fatto conoscere ed apprezzare per la sua coerenza e determinazione, per il suo impegno contro l’evasione e l’elusione fiscale, che tanto danneggia gli onesti contribuenti. L’erede naturale del Movimento è – quando sarà giunto il suo momento – il Sindacato Finanzieri Democratici, attualmente ancora un cantiere aperto che, superando la provvisorietà di questi due anni dalla sua nascita, dovrà eleggere – mediante un regolare congresso – i suoi organi dirigenti ed un segretario generale.
Lorenzo Lorusso – presidente nazionale del Movimento dei Finanzieri Democratici
Per i sindacati militari, una “Corda al collo”