Cosa sono le statistiche? E quanto sono attendibili quelle sulla criminalità? L’analisi dei dati e la polizia predittiva
«Statistics are like a bikini. What they reveal is suggestive, but what they conceal is vital». Il pubblico presente quel 10 aprile 2019 nei saloni della Palazzina di Caccia di Stupinigi aveva avuto un sussulto quando il questore di Torino, Giuseppe De Matteis, aveva paragonato le statistiche ai bikini: «Ciò che rivelano è suggestivo, ma quello che nascondono è essenziale».
La platea, invitata a festeggiare i 167 anni della Polizia di Stato, aveva risposto con dei sorrisi di circostanza, subito seguiti da commenti per la citazione che il neo questore (De Matteis si era infatti insediato il 3 aprile 2019) aveva tratto da un lavoro dell’economista statunitense Aaron Levenstein. De Matteis, però, non voleva urtare la suscettibilità degli invitati, né fare sfoggio di erudizione spicciola, bensì far riflettere sul fatto che i cittadini si sentono sempre più insicuri, nonostante il calo generalizzato dei reati registrato negli ultimi tre lustri in gran parte dei Paesi che fanno parte dell’ONU.
Forse la platea avrebbe gradito che il questore De Matteis citasse un altro americano, il professor Charles Frederick Mosteller, per il quale «it is easy to lie with the statistics, but it is easier to lie without them» (è facile mentire con le statistiche, ma è più semplice mentire senza di esse), oppure il romanissimo Trilussa: «da lì conti che se fanno secondo le statistiche d’adesso risurta che te tocca un pollo all’anno: e, se nun entra ne le spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perché c’è un antro che ne magna due».
Criminalità e delittuosità. Da queste tre citazioni sembra emergere un’immagine non del tutto positiva di questa scienza dei numeri che, per quanto concerne il panorama delle fonti utili a valutare l’andamento dei fenomeni delinquenziali, si compone della statistica della criminalità e della statistica della delittuosità. Entrambe rientrano nel più vasto campo della statistica giudiziaria penale che, a sua volta, è uno dei due rami in cui si scinde la statistica giudiziaria, cioè lo studio quantitativo dei fatti concernenti l’applicazione delle leggi civili e penali attraverso l’intervento di una branca della pubblica amministrazione.
La statistica giudiziaria si articola in civile e penale; all’interno di quest’ultima si collocano la statistica della criminalità e la statistica dei fatti delittuosi. La prima rappresenta lo studio quantitativo dei fatti costituenti violazione alle leggi penali e delle persone che si sono rese responsabili di tali violazioni.
La statistica della criminalità attiene, invece, alla criminalità apparente, data dal numero dei reati venuti a conoscenza dell’autorità giudiziaria con una delle varie forme di notizia criminis, siano essi portati a giudizio, siano essi seguiti da dichiarazione di non luogo a procedere o siano archiviati perché rimasto ignoto l’autore.
I dati della statistica della criminalità riguardano dunque i delitti per i quali la Magistratura ha iniziato l’azione penale, la quale si considera iniziata, nel caso di autori noti, quando si provvede ad imputazione formale della persona sottoposta ad indagini preliminari, così come previsto dall’ art. 405 del codice di procedura penale, mentre nel caso di ignoti, quando si dà luogo alla rubricazione del reato nel registro ignoti. Nel caso di persona denunciata per più reati, l’autore viene considerato con riferimento al delitto per il quale il codice penale e le altre leggi stabiliscono la pena più grave.
La criminalità apparente è diversa dalla criminalità reale (data dal numero dei reati effettivamente commessi, sia denunciati che non denunciati e, pertanto, non conosciuti) e dalla criminalità legale (data dal numero dei reati per i quali sia stata emessa sentenza di condanna o di assoluzione), la quale non comprende sia i reati sconosciuti alla Magistratura, sia i reati che, pur essendo venuti a conoscenza dell’autorità giudiziaria, non siano stati portati a giudizio.
Antonio Mazzei