L’impiego delle truppe di volontari e mercenari non è una novità nelle vicende belliche e il conflitto che sta insanguinando l’Europa orientale ne costituisce l’ennesima conferma. Una panoramica sulle forze irregolari coinvolte nella guerra russo-ucraina
«Certamente molti di voi considerano la guerra come qualcosa di glorioso, ma vi assicuro che è tutto un inferno»[1]: con queste parole il celebre generale unionista William Tecumseh Sherman si rivolgeva ai volontari che si accingevano a prestare giuramento prima di entrare nelle fila dell’esercito del Nord durante la guerra civile americana.
Come in molti conflitti civili, anche in quel caso furono molti gli uomini che decisero spontaneamente di aderire al profilo ideologico che soggiaceva alle motivazioni di una delle parti; è un carattere proprio di molte guerre dell’era moderna, che sono state spesso caratterizzate da una polarizzazione ideale che travalica il solo aspetto squisitamente geopolitico.
Dai conflitti napoleonici alla guerra di Spagna, per finire in giorni molto vicini alla crisi siriana con i suoi risvolti che hanno coinvolto la nazione Curda: sotto questo profilo, la guerra in Ucraina non fa eccezione, ed entrambi gli schieramenti impiegano nuclei di combattenti volontari, con diversi numeri ed efficacia in combattimento.
Oltre a questa integrazione di truppe non nazionali, in Ucraina si conferma invece una tendenza che è di recente apparizione suoi campi di battaglia, ovvero l’affidamento sempre più su larga scala di teatri operativi a gruppi di soldati mercenari. Anche questa non è una novità assoluta: sebbene con la creazione degli eserciti moderni, la pratica rinascimentale di ingaggiare intere formazioni non nazionali fosse quasi definitivamente tramontata, negli ultimi dieci anni le mutate esigenze e condizioni di combattimento ne hanno ……
di Nicolò Spaziante