Non c’è miglior limite, per chi detiene un potere di rappresentanza, di non averne neanche uno, o quasi. Dalla sua entrata in carica, l’attuale governo non ha fatto altro che collezionare polemiche e scandali. Santanchè, Delmastro, documenti falsi sventolati nelle conferenze stampa e ora, siamo fermi nel sostenerlo, anche la gravissima gestione del caso Salis.
A guardarlo bene, l’attuale governo, si comprende benissimo cosa ci ha lasciato in eredità il ventennio berlusconiano: una classe politica sfacciata, sovente impreparata, che dietro il legittimo principio della presunzione di innocenza vuole conquistare un’immunità ben più ampia di quella che già detengono deputati e senatori. La politica della mistificazione, la possibilità di distorcere e alterare a proprio piacimento la realtà, la verità, la cronaca degli eventi, è il loro vero cavallo di battaglia.
Una condotta che può concretizzarsi solo in un modo: controllando i principali canali d’informazione. L’equazione è semplice: i canali più tradizionali sono ormai superati da anni dal nuovo “contesto” fornito dal mondo del web, ossia i social; sui social dominano incontrastati realtà ed elettori vicini alle nuove destre, ben sazi di messaggi e slogan populistici, di facile e immediata comprensione per l’elettore medio. Cento anni fa si assaltavano le redazioni giornalistiche, ora basta andare “in tendenza” con un post e il gioco è fatto.
Non si può non dare atto che le opposizioni (il plurale è d’obbligo) non si stiano dando da fare in Parlamento. Con scarsi risultati, però. Neanche lo spauracchio delle destre più nostalgiche (fenomeno in corso tanto in Italia quanto nel resto d’Europa) è riuscito a mettere insieme le principali realtà politiche di sinistra e centro sinistra, le quali si mostrano deboli proprio laddove avevano sempre avuto una marcia in più, nella stampa, nell’editoria, nel parlare con la gente.
Per questo, da diverso tempo, la nostra Redazione guarda con curiosità alle nuove generazioni, ai ragazzi del nuovo millennio, a coloro che non hanno visto quel poco di buono che c’era prima, che non hanno visto il decadimento culturale e politico degli ultimi trent’anni… ma che, in questo, ci sono nati e non vi si riconoscono. Non passerà troppo tempo che toccherà proprio a loro far fronte al nuovo mondo (appunto, il loro). E, forse, toccherà anche ai loro “mancati maestri” affiancarli, sostenerli senza pregiudizio, ammesso che non restino (ancora) a guardare.
Il direttore
Ugo Rodorigo