Esprimendo ciò che un soggetto “è”, la scrittura può essere analizzata per conoscere meglio gli altri e noi stessi: dai tribunali alle aule scolastiche, viaggio alla scoperta dell’importanza della grafologia assieme a Carla Salmaso, presidente dell’Associazione “Consulenti Grafologi Morettiani”

GRAFOLOGIA

Chi scrive… si scatta un selfie! Spesso non se ne è consapevoli, ma la scrittura, man mano che ci si allontana dal modello appreso nelle aule scolastiche e diventa gesto automatico personalizzato, ha molto da dire sull’individuo che la traccia: essa è infatti un prodotto diretto del cervello, che grazie al braccio, alle dita della mano e a un affascinante gioco di impulsi e reazioni, viene trasposto su carta mediante alcuni segni (le lettere). Sono innumerevoli le strutture cerebrali coinvolte e attivate quando scriviamo: mente e corpo sono costantemente connessi nella realizzazione del tracciato grafico ed è impossibile trovarne due perfettamente identici.
La scienza che studia questi complessi meccanismi è la grafologia, che ha importantissimi risvolti pratici, anche nelle aule dei tribunali. Da sempre impegnata nell’individuazione degli autori di scritti anonimi, tale esigenza è diventata evidente in particolare a partire dagli anni Settanta, con i primi volantini di rivendicazione degli attentati terroristici, per i quali era fondamentale capire la riconducibilità a una o più mani. Ma una solida preparazione grafologica è utile anche ai fini dell’orientamento scolastico e lavorativo, oltre che nelle scuole di ogni ordine e grado per la rieducazione del gesto grafico.
I grafologi sono rappresentati, tra le altre, dall’Associazione Grafologica Italiana, che assicura la qualità dei centri formativi locali presenti su tutto il territorio nazionale, accreditandone i corsi, al termine dei quali, previo superamento di alcuni esami, viene rilasciato l’attestato di “Consulente grafologo”.
Ormai da anni è attiva a Verona l’Associazione “Consulenti Grafologi Morettiani”, che organizza e gestisce svariati corsi e seminari, oltre alla……

di Michele Turazza