Tra retorica e distorsione storica, la legge 121/1981 ferita nel suo stesso ricordo
Scrivo in coincidenza della festa del 25 aprile data che ci permette di scrivere in piena libertà, sempre meglio ricordarlo. Questo 40ennale tanto atteso, con molti ricordi e con molta felicità, è stato appannato e silenziato in maniera rozza e vergognosa.
Venticinque sindacati di polizia hanno scritto solo poche righe retoriche su questa ricorrenza e solo il Silp ha organizzato una tavola rotonda con la presenza del Ministro dell’Interno, del Capo della Polizia, del docente di sociologia Maurizio Fiasco, del costituzionalista Renato Balduzzi, del segretario della Cgil Maurizio Landini, del segretario della Cisl Luigi Sbarra, del segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri e, infine, Giorgio Benvenuto, presidente della fondazione Bruno Buozzi.
Grazie alle rievocazioni fatte soprattutto dal segretario generale del Silp Daniele Tissone, del costituzionalista Balduzzi e da Giorgio Benvenuto, si sono potuti ricordare i sacrifici del Movimento dei Carbonari degli anni ’70, che ha consentito di conquistare la riforma e i diritti costituzionali dopo aspre battaglie piene di rischi, di emarginazioni, di espulsioni e di trasferimenti.
Questa ricorrenza, incredibilmente, rivestendo una delle poche azioni governative che sono sfociate in una riforma, è stata relegata a semplici e retorici ricordi dai vari mass media, dai blog e da altre riviste specializzate.
Incredibilmente il Ministero dell’Interno ha editato un libro intitolato “La riforma dell’Amministrazione della pubblica sicurezza”, a cura del prefetto Mosca, nel quale viene raccontata la storiella che forse per opera dello spirito santo la riforma era stata concessa dal governo dell’epoca, disinnescando totalmente il giusto e onorevole gesto del ricordo di quel movimento democratico.
Tra l’altro, come ben si sa, se c’erano dei nemici e avversari della riforma, oltre che la destra politica, erano proprio i prefetti. Il prefetto Mosca era tra questi e aveva molto combattuto anche contro Franco Fedeli, alfiere del Movimento.
Altresì vi è da sottolineare che in un’appendice dedicata ai sindacati si possono osservare fotografie dell’epoca in cui vengono inquadrati atti delle sfilate sindacali e delle votazioni elettive degli stessi. Una di quelle fotografie, che inquadra una manifestazione fatta ad Imperia, con poliziotti che sfilano in occasione del 1° maggio assieme alla federazione unitaria con uno striscione con la scritta “Si al sindacato di polizia”, è di mia proprietà ed è stata pubblicata senza la mia autorizzazione.
Questa pubblicazione affonda la storia e la memoria della riforma stessa, cancellando una verità facilmente accertabile ma, soprattutto, nega l’evidenza dei fatti occorsi in una maniera veramente deplorevole. Niente di strano, si direbbe, se notiamo il punto terminale che ha toccato questo nostro Paese, perduto oramai tra fake news e balle sesquipedali.
L’importante è, piuttosto, l’obbligo etico di ricordare la verità dei fatti e cioè che la Riforma 121/81 è stata conquistata sul campo e non “omaggiata” da nessuno.
Orlando Botti