Democrazia e dittatura sono categorie dai confini sfumati: non sempre è evidente il passaggio dall’una all'altra. Pertanto è fondamentale vigilare affinché i nostri pensieri e le nostre azioni non agevolino, anche inconsapevolmente, le dittature, soprattutto nei periodi in cui la democrazia è in crisi
La democrazia è in pericolo? Stiamo scivolando verso una dittatura più o meno morbida, più o meno dura? I nostri sistemi democratici si stanno trasformando in democrature in cui la forma apparentemente democratica serve a rivestire una sostanza che lo è sempre meno? “Democrazia” e “dittatura” sono due termini usati nel linguaggio comune, non meno che in quelli politico e scientifico, per identificare modalità opposte di organizzare il potere, la società e i loro reciproci rapporti. La prima di queste modalità (quella democratica), secondo uno schema che procede dal basso verso l’alto, concepisce il potere come l’esito di un processo nel quale il fondamento delle decisioni che riguardano tutti è da rintracciare nella volontà dei consociati. La seconda (quella autocratica), seguendo uno schema opposto che procede dall’alto verso il basso, lo considera invece come un esercizio di potestà che, nelle migliori delle ipotesi, ha il popolo come suo destinatario, ma non come sua origine e fondamento. Non è solo questa, naturalmente, la differenza tra i due modi del governo. Ma qui si può prendere questa dicotomia come raffigurazione di due modelli da tenere – e che teniamo – presenti nei ragionamenti che quotidianamente facciamo quando parliamo della politica, del potere, delle decisioni a cui ci viene chiesto di prestare ubbidienza, e soprattutto quando ragioniamo sulle conseguenze e sui percorsi che possono conseguire da un risultato elettorale piuttosto che da una riforma istituzionale. Quando si discute di….
di Tommaso Greco – Università di Pisa