L’idea di democrazia occidentale, dipendente dal “sogno americano” e incatenata a un capitalismo ormai pervasivo e globalizzato, vacilla di fronte alle sfide provenienti dal Medio Oriente. Oggi, il genocidio del popolo palestinese rappresenta una chiave di lettura crudele, realista ed inaccettabile sul percorso di “sviluppo” che l’Occidente ha impostato ed esportato in maniera fallimentare nel resto del mondo

    Il 6 maggio 2024, il rapper americano Macklemore, nell’intento di raccogliere fon­di per UNRWA USA, l’agenzia ONU che si occupa dei rifugiati palestinesi, ha pub­bli­cato una canzone di protesta dal titolo “Hind’s Hall”.
    La canzone mette nero su bianco un concetto ormai evidente anche se non ancora accettato dalla maggioranza dell’élite politica mondiale: il capitalismo ha corroso ed intaccato i fondamenti del concetto democratico occidentale.

    Tra negazionismo e cortocircuiti ideologici
    Nel report ONU pubblicato il 25 marzo 2024 da Francesca Albanese, Special Rapporteur dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, viene messo nero su bianco che «Dall’analisi delle violenze e delle politiche di Israele nel suo attacco a Gaza, questo rapporto conclude che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che la soglia per affermare che Israele stia commettendo un genocidio sia stata superata».
    Le Nazioni Unite affermano in un proprio report – A/HRC/55/73 – che Israele, definita per anni come l’unica democrazia del Medio Oriente, stia commettendo atti di violenza incasellabili nei parametri internazionalmente condivisi per definire un genocidio. I numeri che Francesca Albanese riporta……

    di Riccardo Sacchi