Un decennio di battaglie legali e controversie per il fondatore di WikiLeaks, ancora al centro di un vortice mediatico e politico. La vicenda di Julian Assange divide l’opinione pubblica di tutto il mondo, tra chi lo considera un eroe della libertà di stampa e chi invece un traditore. La sua vita però rimane avvolta nell’incertezza
«L’inizio della fine». Stella Moris Assange, intervistata dalla testata The National, spera che il marito possa cominciare a vedere la fine del suo calvario. Lo scorso maggio l’Alta Corte di Londra ha dato il via libera all’istanza della difesa del giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks. Una speranza in più nella battaglia di Assange contro il rischio di scontare 175 anni di carcere negli Stati Uniti. Ma non ci sono né tempi certi né molte possibilità di uscire da una cella. Le tempistiche del processo sono incerte e Assange è detenuto dal 2019 nel famigerato carcere di massima sicurezza di Belmarsh, la Guantánamo britannica. Gli Stati Uniti richiedono l’estradizione per processare il giornalista, le accuse sono di cospirazione e per aver ottenuto e diffuso informazioni riservate e un capo d’accusa per hacking. Le accuse derivano dalla pubblicazione su WikiLeaks di una grande quantità di documenti segreti statunitensi relativi alle guerre in Iraq e Afghanistan, nonché di dispacci diplomatici americani. Ma la trama della vicenda è lunga e complessa e si svolge in un decennio e in due continenti.
WikiLeaks e la notorietà, il rifugio, accuse e controversie
Nel 2006 Julian Assange, ex hacker australiano con un passato da programmatore e attivista, dà vita a WikiLeaks, una piattaforma online destinata a raccogliere e pubblicare in modo anonimo documenti riservati e informazioni sensibili provenienti da governi, aziende e altre organizzazioni. Il suo scopo dichiarato è quello di «dare voce ai “whistleblowers” (gola profonda), proteggere le fonti e promuovere la……
di Lorenzo Baldarelli