Lo sguardo basso dietro gli occhiali spessi, il viso livido, la figura dolente e stanca. Sono in molti a ricordare così Virginio Rognoni, morto a Pavia lo scorso 19 settembre, all’età di 98 anni compiuti il precedente 5 agosto (era nato nel 1924 a Corsico, in provincia di Milano): seduto su una panchina della basilica di san Domenico il 4 settembre, mentre di fronte a lui ed al Capo dello Stato Sandro Pertini, davanti alle bare del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e della giovane moglie Emanuela Setti Carraro, il cardinale Salvatore Pappalardo citava una frase tratta dal ventunesimo libro di Ab Urbe condita dello storico Tito Livio (da lui, a memoria, attribuita erroneamente a Sallustio): «Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur». E poi, traducendola dal latino in italiano per non lasciare spazio ad equivoci, la scandì guardando in faccia gli uomini dello Stato seduti sui banchi delle prime file: «Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici! E questa volta non è Sagunto ma Palermo. Povera Palermo!».
A cura di Antonio Mazzei