Ormai ci siamo. Una delle più calde estati degli ultimi decenni ci ha solo in parte distolto dagli imminenti problemi che il nostro Paese si appresta ad affrontare. Dopo l’incubo coronavirus (sempre in agguato) e lo spettro di una guerra europea (problema accantonato?), il nuovo “demone” sembra avere un nome e cognome: caro energia. Tema centrale della recente campagna elettorale, l’incombente crisi energetica e il conseguente rincaro delle bollette altro non sono che il nuovo step di una crisi economica in età ormai più che “adolescenziale” (se ne parla dal 2008!). La parola “crisi”, abituiamoci, continuerà ancora ad essere la principale keyword anche nel futuro più prossimo.
Evitiamo il tema “politica”, meglio, e parliamo piuttosto dei tanti, troppi, problemi lasciati insoluti dai precedenti governi. Fra i tanti, abbiamo ancora in sospeso la riforma della giustizia: lavori lenti e incerti, tanto da assomigliare agli eterni cantieri edili della Capitale. Il tema della sicurezza, in primo luogo quella ambientale, sembra ormai aver toccato il fondo. La tragedia avvenuta nelle Marche ne costituisce una prova lampante: i Vigili del Fuoco, lasciati completamente soli, non dovrebbero essere costretti a “fare gli eroi”, quanto invece avere le giuste risorse (su tutto, l’ampliamento dell’organico nonché un equipaggiamento degno del nuovo millennio) per fronteggiare ogni stato d’emergenza. Resta, infine, la solita, tragica, nota dolente delle carceri; un campanello di allarme che non ci stancheremo mai di suonare.
Fuori dai nostri confini, certamente, non si respira un’aria migliore. L’attenzione si sta spostando sempre più a est, verso quel gigante cinese che si muove piano, fa poco rumore, ma che gli USA temono forse più di Putin. La questione di Taiwan potrà pure sembrarci lontana, estranea, ma un precipitare degli eventi sullo Stretto di Formosa potrebbe portare a delle conseguenze gravi (forse anche peggiori rispetto a quelle relative al conflitto ucraino) sul già precario panorama internazionale.
Crisi energetica, economica, sanitaria, internazionale… La sensazione è che l’estate appena trascorsa sia stata una sorta di “piccola tregua”: si gioca su più tavoli e le carte nel mazzo sembrano ormai poche. Ci auguriamo che il nostro Paese giochi la sua partita consapevolmente, scevra da facili e sempre più evidenti populismi, nel rispetto dell’interesse collettivo e, soprattutto, della sua Carta Costituzionale.
La sola certezza è che niente è certo (Plinio)
Il direttore
Ugo Rodorigo