Come può la Germania uscire dall’impasse della guerra in Ucraina senza privarsi dello scudo atlantico? Come l’opzione di una Europa unita politicamente e, soprattutto, in termini di difesa comune, potrebbe rilanciare un suo ruolo guida nel nuovo ordine mondiale che si profila? Il punto sulla parabola politica tedesca, dall’introduzione della moneta unica fino alle ultime elezioni europee
Dopo gli USA è la Germania di Olaf Sholtz la Nazione europea che, con quasi 21 miliardi di euro di finanziamenti e continue forniture militari al governo ucraino, più si è sobbarcata il peso della guerra nell’est Ucraina, senza contare gli stanziamenti pubblici a favore dei circa due milioni rifugiati ucraini che percepiscono l’assistenza. La Germania si presenta inoltre come uno dei principali sponsor politici di Israele, verso cui non ha cessato di far confluire armi e finanziamenti e un appoggio inusitato anche dopo l’inizio della mattanza a Gaza.
Tutto questo rivolgimento nelle scelte di politica estera ha sorpreso il mondo dopo la lunga stagione delle cautele e degli inviti alla moderazione espressa dalla gestione Merkel: la sua è stata dopotutto – per tre lustri – una prudente mediazione tra le istanze fortemente russofobiche, espresse da molti Paesi dell’est, a cominciare dalla Polonia e dai Paese Baltici, e la crescente ansietà russa a fronte del costante allargamento della Nato intorno ai suoi confini, stagione in cui il governo Merkel ha avuto un ruolo di “paciere risolutivo” assieme a Francois Hollande; in verità si trattò solo di un cessate il fuoco pro tempore nella crisi ucraina, come la stessa Merkel solo recentemente in un’intervista ha dovuto ammettere che sì, l’intesa raggiunta a Minsk II era solo propedeutica, cioè una dilazione di tempo, utile a rafforzare il dispositivo di difesa militare ucraino, a prepararlo per lo scontro imminente. Ammissione che fa luce in modo sinistro sulla malafede occidentale nelle trattative per porre fine allo scontro armato; malafede e spregiudicatezza che si ritroveranno due mesi dopo il 24 ottobre, nel fallimento degli accordi durante il summit di Istanbul.
Ora la Germania, dopo aver perso il suo approvvigionamento energetico di favore, tenta di non inimicarsi, oltre la Russia, il mercato cinese e la quasi totalità del mondo musulmano. Perché questa irragionevole ed improvvisa svolta nella politica estera tedesca? Cosa l’ha determinata? Cosa spinge la……
di Marcello Chinca Hosch