Che il nuovo governo voglia mostrare il “pugno duro” in Europa lo abbiamo compreso. Le frecciatine della nostra vicina di casa francese rendono bene l’idea di quale sia l’atteggiamento al di fuori dei nostri confini. Sicuramente non fa piacere a nessuno ma c’era da aspettarselo. Se da una parte è vero che sulla questione migranti non siamo tutti “sulla stessa barca” e che da anni urge una seria e più trasparente regolamentazione in seno all’UE, dall’altra non dobbiamo dimenticarci mai che stiamo parlando di vite umane: prendiamocela meno con le ONG (che, casomai, ci fanno fare “umanamente” bella figura col resto del mondo) e facciamoci rispettare sulle cose serie!
Per non deludere il grande consenso elettorale ottenuto, insomma, il nuovo governo non deve (s)cadere nella sua stessa retorica. Gli italiani chiedono a gran voce delle risposte immediate sul fronte delle bollette, delle tasse e, generalmente, in termini di ripresa economica. Ma non sono solo le misure straordinarie a fare la differenza. Per questo abbiamo scelto di parlare del welfare e di confrontare il modello italiano con quello degli altri paesi: è come guardarsi allo specchio e capire cosa c’è che non va. Siamo un Paese “vecchio” che non pensa al futuro, totalmente incapace di guardare al progresso con lungimiranza. E quando non pensi al futuro, il presente “ti divora”: fare una famiglia, in Italia, è talmente oneroso che ormai è quasi considerata una scelta folle, economicamente scellerata.
Bisogna avere il coraggio di cambiare; facile a dirsi in un Paese come il nostro. Siamo da sempre un popolo di studiosi, ricercatori, e poi incappiamo nella nostra stessa burocrazia. Basti citare un esempio su tutti, l’impianto fotovoltaico di Taranto: una volta sbloccatesi le autorizzazioni, l’impianto era ormai tecnologicamente obsoleto ed è stato fatto oggetto di nuovi interventi! Lo stesso avviene sui più disparati campi della vita sociale e politica, soprattutto quando si parla di riforme. Non servono misure drastiche per tirare fuori questo coraggio, né dentro né fuori i nostri confini. Anzi, all’estero di buoni esempi e modelli a cui rifarsi ce ne sono a decine.
A proposito di coraggio. Tutta la redazione manda un grande messaggio di solidarietà al giovane giurista Elia Minari, il fondatore dell’associazione antimafia “Corto Circuito”, che ha collaborato con la nostra rivista lo scorso anno e che è stato nuovamente fatto oggetto di minacce da parte di alcuni soggetti legati alla criminalità organizzata. Al giovane Minari non occorre solo la protezione ma un forte sostegno da parte delle Istituzioni e di tutti i cittadini. Altrimenti non si cambia mai.
Il tempo fa giustizia e mette ogni cosa al suo posto (Voltaire)
La sola certezza è che niente è certo (Plinio)
Il direttore
Ugo Rodorigo