Il Parlamento e il Governo, con la scusa di rimuovere “lacci e lacciuoli” che imbrigliano l’economia, smantellano il già fragile sistema dei controlli, accingendosi ad abolire “reati-spia” come l’abuso d’ufficio e a varare una riforma della giustizia volta solo a sterilizzare l’operato della magistratura penale

«C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché di soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro centro di potere».
Questo “Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti”, scritto da Italo Calvino per La Repubblica il 15 marzo 1980, da Mani Pulite in poi riaffiora ciclicamente nel circuito mediatico quale chiave di lettura dei ricorrenti scandali che punteggiano il panorama politico-amministrativo. Ogni tanto qualche funzionario viene colto sul fatto, qualche sindaco resta impigliato nella ragnatela processuale per malversazioni e ruberie, qualche ministro o presidente di regione è lambito da accuse di corruzione.
L’indignazione popolare – come ironizzava l’autore e attore teatrale Marco Paolini – in Italia «dura meno dell’orgasmo» e l’onda lunga dell’eterna “normalità” nazionale si rifrange inesorabilmente sul bagnasciuga, spazzando via come castelli di sabbia lo sdegno momentaneo e le aspettative di giustizia degli ingenui. Dopo un breve contraccolpo e un temporaneo inceppamento, la giostra corruttiva riprende allegramente a girare in un sottobosco di faccendieri, intermediari e lobbisti che infiltrano ministeri e aziende di Stato perorando cause poco commendevoli nella penombra di una normativa priva di anticorpi che ne contengano la proliferazione. Una classe dirigente parallela a quella ufficiale, che si muove abilmente sotto il pelo dell’acqua, interessandosi a piccole e grandi opere, tessendo trame affaristiche, facendo il lavoro sporco mentre le élite politico-rappresentative espresse dalle urne calcano la ribalta televisiva indossando maschere di ipocrisia e perbenismo nella gestione del …..

di Francesco Moroni