Arrivato a Palazzo Chigi nel pieno di quella che di solito è la sessione di bilancio, il Governo Meloni ha investito tutte le sue prime energie su una manovra finanziaria senza grandi sorprese, pur riuscendo a trovare il tempo per qualche misura fortemente identitaria, non senza criticità
Un bilancio approvato all’ultimo e senza grandi sorprese
Primo esecutivo ad essere nato da elezioni autunnali, arrivato a Palazzo Chigi il 22 ottobre, il Governo Meloni si è anzitutto trovato dinanzi all’esigenza di presentare alle Camere il disegno di legge di bilancio in tempi ristrettissimi.
Non sarebbe stata impresa facile per nessuno, sia per la complessità del provvedimento che per la tempistica serrata. È noto infatti che la legge di bilancio – che contiene l’autorizzazione alla spesa pubblica per l’esercizio finanziario successivo – deve essere approvata in egual testo da entrambe le Camere entro il 31 dicembre. La mancata approvazione entro la fine dell’anno richiederebbe al Parlamento l’approvazione con legge di un esercizio provvisorio – della durata massima di quattro mesi –, che, oltre a costituire un incidente politico non da poco, restringe la gestione contabile dello Stato entro limiti che si possono rilevare asfissianti.
Il tempo che la legge di bilancio per il 2023 ha impiegato per arrivare ad approvazione è stato forse più lungo di quello che ci si poteva attendere. La sua gestazione è stata complicata da una serie di revirements del Governo, anche a motivo dell’interlocuzione attivata con le competenti sedi europee, e di modifiche in corso d’opera, che lasciamo alla cronaca politica.
Luigi Testa