A cura di Michele Turazza.

Gianluca Felicetti – La politica degli animali
People, 2023, pp. 216, € 16

Da un paio d’anni, la tutela dell’ambiente e degli animali hanno rilevanza costituzionale, essendo stato modificato l’articolo 9 della Costituzione, con l’inserimento di questi due inediti principi fondamentali (se si trascura lo storico, ma tiepido, riferimento alla “tutela del paesaggio” presente anche nella versione del 1948). Ma come si è arrivati a maturare la consapevolezza della rilevanza politica della questione, da sentire la necessità di integrare la nostra Carta fondamentale? Quando (e in che modo) i partiti hanno iniziato a farsi carico del problema della tutela degli animali?
Risponde a queste domande Gianluca Felicetti, presidente della LAV (Lega Anti Vivisezione), che dimostra come l’occuparsi dei diritti degli animali sia questione non solo politica, ma anche strettamente connessa al discorso sui diritti e doveri degli esseri umani, alle questioni sociali e ambientali, ai cambiamenti economici e geopolitici. Felicetti ha alle spalle oltre quarant’anni di militanza e di impegno concreto e quotidiano, avendo ideato e coordinato molteplici campagne di sensibilizzazione, legali e legislative, consapevole però che un reale cambiamento potrà avvenire solamente col contributo di tutti: “[…] passare dalle parole ai fatti – da un generico sentimento di tenerezza per gli animali, una sensibilità personale, a fare almeno una, una qualsiasi scelta concreta a loro tutela – è una delle azioni necessarie. E alla portata di tutti”.

Mario Avagliano e Marco Palmieri – Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine
Einaudi, 2024, pp. 572, € 24

Disposto come rappresaglia per l’attacco partigiano di via Rasella, che costò la vita a 33 militari occupanti tedeschi, l’eccidio delle Fosse Ardeatine, nel cuore di Roma, ha rappresentato il più atroce massacro compiuto dai nazisti in una città italiana. Dai nazisti, ma non solo. Fu infatti – dettaglio spesso colpevolmente omesso – una strage anche fascista, dal momento che le “autorità” locali, con la collaborazione di spie e delatori, furono parte essenziale per la cattura e la consegna di buona parte delle vittime, fucilate il pomeriggio del 24 marzo 1944 su ordine di Kappler. Civili e militari, di ogni fascia d’età e ceto sociale, oppositori politici, ebrei: la furia nazifascista non risparmiò nessuno.
335 vite spezzate, a cui viene restituita la dignità della memoria: grazie a un meticoloso lavoro d’archivio, i due autori ricostruiscono le loro storie individuali da cui “emerge un microcosmo altamente rappresentativo dell’intera storia italiana del tempo, in uno dei suoi snodi più drammatici e cruciali, tra fascismo, occupazione nazista, guerra civile e Resistenza”.
Mario Avagliano e Marco Palmieri, storici e giornalisti, membri dell’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza, sono autori di svariate ricerche sul dopoguerra; sono stati insigniti di premi per la saggistica storica e le biografie.

Edmondo Bruti Liberati – Pubblico ministero. Un protagonista controverso della giustizia
Raffaello Cortina Editore, 2024, pp. 184, € 18

Presentata come la panacea di tutti i mali e delle disfunzioni del “sistema giustizia”, la separazione delle carriere tra organi giudicanti e requirenti è un obiettivo nell’agenda politica, almeno da trent’anni a questa parte. Ma chi è il pubblico ministero e quale ruolo ha nel processo penale? Appartenente alla magistratura, come i giudici, ricopre il ruolo di “pubblica accusa”, sebbene abbia l’obbligo di considerare anche elementi a favore dell’imputato; suo obiettivo è la ricerca della verità, è tenuto ad esercitare l’azione penale ed è posto in posizione di piena indipendenza dal governo.
Edmondo Bruti Liberati, in magistratura dal 1970 e, da ultimo, procuratore capo di Milano fino al 2015, propone un efficace inquadramento della figura del pubblico ministero “protagonista necessario e inevitabilmente controverso del sistema penale”, con molteplici riferimenti a casi reali e uno sguardo alle esperienze di ordinamenti diversi dal nostro, evidenziando i rischi della separazione tra giudici e pm, primo tra tutti “l’attrazione verso forme di dipendenza dall’esecutivo” che considera “fatale, come la storia e l’esperienza di altri paesi insegnano”. Auspicabile, secondo l’Autore sarebbe la “costruzione di una comune cultura fra tutti gli esponenti delle professioni giuridiche” a partire dalla formazione universitaria, una comune cultura che abbia al centro la garanzia dei diritti delle persone, fine ultimo del potere giudiziario.

Achille Mbembe – Brutalismo
Marietti1820, 2023, pp. 272, € 23

“In questo saggio, evoco il concetto di brutalismo per descrivere un’epoca posseduta dal pathos della demolizione e della produzione, su scala planetaria, di riserve di oscurità. […] È in corso una vasta impresa di occupazione dei territori, di dominio sui corpi e sull’immaginazione, di disassemblaggio, disgiunzione e demolizione. Essa sta portando, quasi ovunque, a stati di emergenza o stati di eccezione che vengono prorogati e divengono permanenti molto velocemente” (dalla Prefazione). Mutuando il concetto di brutalismo dall’architettura, l’Autore – professore di Storia e scienze politiche all’Università di Witwatersrand a Johannesburg (Sudafrica) – lo traspone nel campo dell’analisi delle società postcoloniali e delle politiche neoliberiste, in un mondo retto sempre più da algoritmi e tecnologie, dove l’umano arretra e si ritira.
È complesso incasellare “Brutalismo” in una sola disciplina: non è del tutto un saggio storico e nemmeno sociologico, il lettore attento vi ritroverà spunti di antropologia, economia, scienza politica e filosofia. Anche lo stile, con numerose metafore e continui rimandi e intrecci col tempo presente, non è immediato. Esso rimane, però, una lettura fondamentale per una piena comprensione delle dinamiche coloniali, soprattutto francesi, nel continente africano e delle loro conseguenze nefaste in termini di creazione di classi razzialmente tipizzate di uomini “di troppo”, vere e proprie “comunità di prigionieri”.