A cura di Michele Turazza.
Tamar Pitch – Il malinteso della vittima
Edizioni GruppoAbele, 2022, pp. 112, € 14,00.
“Negli ultimi trent’anni o giù di lì la giustizia penale è invocata come la soluzione per tutti i problemi sociali e politici: assistiamo insomma a una depoliticizzazione accompagnata a una criminalizzazione di problemi, fenomeni, conflitti sempre più estesa” (dalla Premessa). Tra l’altro, quando si parla di giustizia penale, precisa l’Autrice, si intende una giustizia selettiva, classista e razzista, che condanna a pene detentive quasi esclusivamente determinate categorie di persone e per particolari reati. Anche la “sicurezza” viene declinata a senso unico, come condizione che protegge dal rischio di diventare “vittima” di qualcosa: potendo tutti essere potenzialmente vittime, le politiche della sicurezza perdono ogni connotazione “sociale”, appiattendosi sugli strumenti di un diritto penale pervasivo e troppo spesso con spiccata funzione “moralizzante”. Tamar Pitch, con la consueta chiarezza espositiva che connota i suoi scritti, passa in rassegna le cause di tale pericolosa deriva punitivista, cercando di comprendere come si sia arrivati a tutto questo, a criminalizzare la marginalità sociale e ogni forma di dissenso politico, in nome di una legalità che raramente collima con la giustizia.
Tamar Pitch ha insegnato Filosofia e Sociologia del Diritto all’Università di Perugia e negli Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina, Marocco e Cile. Dirige la rivista “Studi sulla questione criminale”.
Donato Carusi – Sua maestà legge?
Leo S. Olschki, 2022, pp. 458, € 38,00.
Un volume pensato per gli studenti, ma non un manuale: “una base per discussioni” – lo definisce l’Autore, docente di Diritto civile presso l’Università di Genova – “un catalogo di associazioni di idee” che invogli “i lettori a inventare a propria volta, nel doppio senso di escogitare e rinvenire, nessi ulteriori”. Ed è proprio il nesso, il legame inscindibile– ma sovente trascurato – tra potere, diritto e letteratura che Carusi indaga, fornendo non soltanto ai giuristi, ma anche ai politologi e agli studiosi di letteratura una storia sui generis del romanzo moderno. La contaminazione feconda tra diritto e letteratura, oggetto di studio del movimento “Law and Literature” nato in America negli anni ’70, rappresenta un efficace antidoto contro l’eccessiva tecnicizzazione del diritto e la sua riduzione a una serie di regole formalmente valide. La letteratura e la cultura umanistica mettono al centro l’uomo, con le sue paure e incertezze, le sue emozioni: ad esse, il delicato compito di “ricordare” al diritto (e dunque alla politica) la sua funzione di promotore di uguaglianza e dignità, contribuendo a far sì che i giuristi non diventino “talmente bravi come professionisti del diritto da dimenticarsi di essere anche dei cittadini”.
Gigliola Fragnito – Rinascimento perduto
Il Mulino, 2022, pp. 326, € 16,00.
Sono pagine dense di informazioni quelle che Gigliola Fragnito, già professoressa di Storia moderna all’Università di Parma, racchiude nel suo “Rinascimento perduto”, ripubblicato per i tipi del Mulino nella collana “Storia paperbaks”. Frutto di una documentata e minuziosa ricerca archivistica, da esse emergono i tratti fondamentali della politica oscurantista della Chiesa sull’informazione e sui libri, mediante l’analisi di quelle pratiche censorie sulla letteratura di svago nel periodo rinascimentale, finalizzate all’esercizio del potere sui fedeli. Nonostante le liste degli Indici ufficiali non riuscissero a contenere né a controllare la produzione massiva di libri dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili, i divieti colpirono vari generi (tra cui romanzi cavallereschi, novelle, lettere d’amore) sospettati di anticlericalismo e oscenità. “Il libro ricostruisce i meccanismi che portarono alla distruzione di un vastissimo patrimonio culturale, alla manipolazione di opere attraverso l’espurgazione, a profonde trasformazioni di interi generi letterari, ma anche alla prassi sempre più comune dell’autocensura”. Nemmeno la Bibbia e i libri a contenuto biblico in lingua volgare vennero sottratti a quest’opera di rimozione censoria.
Carmelo Geraci – La triplice sponda. Popoli e lingue di Sicilia
Gangemi Editore, 2022, pp. 320, € 36,00 (Secondo volume).
Con questo volume, il secondo e ultimo de “La Triplice Sponda”, pubblicato nella collana “Nuovo millennio”, Geraci narra, con un certosino lavoro sulle fonti, un lunghissimo periodo della storia italiana, soffermandosi in particolare su quello politicamente e culturalmente più vitale e creativo della storia medioevale siciliana, ossia sul lasso di tempo che va dalla conquista araba alla fine della dinastia sveva, in cui l’azione costante dei sovrani normanni riesce a costruire l’unità del Regnum Siciliae. Uno spaccato di storia siciliana che darà modo al lettore di riavvicinarsi a personaggi di rilievo, come Ruggero II di Altavilla e Federico II di Svevia. Nel volume, arricchito da numerose illustrazioni, l’Autore approfondisce anche l’etimologia di parole in dialetto siciliano derivate dalle lingue dei conquistatori, a testimonianza dei segni lasciati da ogni invasione nel linguaggio, nelle arti e nella cultura dell’Isola.
Carmelo Geraci, magistrato a.r. della Corte dei Conti, ha per lunghi anni parallelamente svolto un lavoro di ricerca, confronto e riflessione nel campo della scienza giuridica, curando, con traduzioni, introduzioni e commenti, l’edizione italiana di opere fra le più rappresentative del pensiero giuridico europeo e nordamericano (Kelsen, Merkl, Hauriou, Holmes, Maitland, Wade).