A cura di Michele Turazza.
Valeria Della Valle e Giuseppe Patota – Le parole valgono
Treccani, 2020, pp. 170, € 15,00.
Un viaggio nelle possibilità espressive della nostra lingua, con due guide d’eccezione, Valeria della Valle e Giuseppe Patota, Accademici della Crusca. Un viaggio necessario, contro l’imbarbarimento della lingua italiana, perché “le parole valgono”.
Valgono per dire la verità, come nel “Placito Capuano”, primo documento che, secondo gli studiosi, attesta ufficialmente la nascita dell’italiano, nel 960 d.C. E valgono per “fare” l’Italia (come nei componimenti del Risorgimento), per schierarsi contro la pena di morte (come Cesare Beccaria), per pregare o esprimere il genio. “Dire che le parole valgono” sostengono gli Autori “può sembrare un’ovvietà. E in parte lo è. Ma è anche vero che in certi periodi le parole usate male, come armi di offesa, hanno avuto un valore distruttivo. In politica i prepotenti le hanno sempre adoperate per evitare di confrontarsi con chi la pensava diversamente da loro”. Ecco che le parole valgono anche per resistere alla barbarie linguistica e culturale del nostro tempo. Per dare un senso al nostro essere cittadini di questa Repubblica.
Martha C. Nussbaum – La monarchia della paura
Il Mulino, 2020, pp. 210, € 22,00.
Rabbia, animosità, sfiducia: i poteri costituiti sanno come attaccare lo spirito critico dei cittadini, inoculando nella vita pubblica razzismi e xenofobia. “C’è molta paura oggi negli Stati Uniti” – spiega Martha Nussbaum, professoressa alla University of Chicago Law School (ma la medesima considerazione può essere estesa a tutte le società occidentali) – “e questa paura troppo spesso blocca la deliberazione razionale, avvelena la speranza e impedisce la cooperazione costruttiva per un futuro migliore”, fungendo altresì da amplificatrice di altre due emozioni: l’ira e il disgusto.
Veleno per la democrazia, la paura – abilmente sfruttata da taluni assetti politici fautori di un “conformismo emotivo” – dev’essere combattuta col suo opposto: la speranza. Con uno sguardo all’insegnamento degli Antichi, Martha Nussbaum individua alcune “scuole di speranza” per liberarsi di questa emozione primordiale: lo sviluppo del pensiero critico, il volontariato, i gruppi sociali (ad esempio religiosi o la famiglia), gli amici, la poesia e le arti.
Olivier Guez (a cura di) – Il secolo dei dittatori
Neri Pozza, 2020, pp. 508, € 23,00.
Il Novecento, secolo di progresso, di sviluppo scientifico e tecnologico, ma anche di guerre e genocidi. Secolo controverso, che ha visto il nascere e l’affermarsi di regimi dittatoriali. Uno sguardo alla storia, monito per il presente: “In un mondo sconvolto le popolazioni vanno automaticamente in cerca di certezze, di riferimenti, di gerarchie. Come i loro foschi predecessori, gli uomini forti di oggi – o presunti tali – propongono soluzioni semplici a problemi sempre più complicati, che si articolano attorno ai tre pilastri di sicurezza, identità e consumi”. I dittatori soddisfano il bisogno di speranza e il timore “del vuoto” dell’uomo contemporaneo, sviluppando talvolta dimensioni mistiche e religiose. “Il secolo dei dittatori”, curato da Olivier Guez e pubblicato per i tipi di Neri Pozza, è il frutto di un lavoro di squadra durato anni e raccoglie ventidue ritratti di dittatori, direttamente dalla penna di storici, giornalisti e docenti di fama internazionale.
Federico Finchelstein – Breve storia delle bugie dei fascismi
Donzelli Editore, 2020, pp. 174, € 17,00.
Nel 1945 Hannah Arendt definì il fascismo come menzogna assoluta, responsabile di terribili conseguenze politiche; regime che porta alla distruzione della verità così come la conosciamo, generando al contempo una realtà alternativa, proprio grazie alle menzogne. Le bugie dei fascismi, scrive Angelo Ventrone nella Prefazione “sono nate proprio dalla volontà di sostituire univocità e assolutezza alla relatività dei valori, al pluralismo, alla complessità che caratterizzano l’età contemporanea” per dar vita a un’unica comunità “ordinata”, quella che si riconosce nel Duce. La lucida analisi di Finchelstein, tra politica e cultura, fa emergere la centralità delle bugie nella propaganda fascista e costituisce una lettura indispensabile per confrontarci con la nostra epoca, in cui riemergono “fascismi” modellati su regole solo formalmente democratiche: “Prima o poi – scrive l’Autore nella prefazione all’edizione italiana – anche i seguaci [del fascismo] vedranno che il re è nudo. Ma purtroppo, prima che il re cada, molti cittadini pagheranno le conseguenze delle sue azioni”.
Federico Finchelstein è professore di Storia presso la New School for Social Research di New York; collabora con vari media americani, europei e sudamericani.