Parlare poco, apparire mai: le parole d’ordine delle donne e degli uomini che da sei lustri combattono la mafia
«…FBI e DEA sono in via di fusione e Reagan ha avviato un piano di lavoro. In Italia l’esistenza di tre polizie indipendenti l’una dall’altra non facilita la soluzione del problema e sarebbe utile un solo organismo».
Siamo in Sicilia, durante una riunione del Rotary Palermo Nord, e questa frase viene pronunciata il 25 gennaio 1984 dal giudice istruttore Giovanni Falcone sulla base di quanto appreso in occasione del suo ultimo viaggio negli Stati Uniti. In realtà, quello che può apparire un problema solo italiano – la presenza di più forze dell’ordine ed il loro coordinamento – è tipico pure dell’America e la Drug Enforcement Administration (DEA), nata il 1° luglio 1973 dalla fusione del Bureau of Narcotics and Dangerous Drugs (BNDD) con l’Office of Drug Abuse Law Enforcement (ODALE) che è ancora funzionante e, insieme all’FBI, opera per far rispettare il controlled substances act, la legge federale del 27 ottobre 1970 in tema di sostanze stupefacenti.
L’affermazione di Falcone, pronunciata in un momento in cui i vertici della Guardia di finanza avevano ipotizzato l’idea di una DEA italiana sotto forma di Alto commissariato direttamente dipendente dalla Presidenza del Consiglio ed abbandonata nel giro di nove mesi sia per le crepe che avrebbe provocato nella posizione del ministro dell’Interno, autorità nazionale di pubblica sicurezza, sia per la ventilata ipotesi di duplicare anche in Italia, precisamente a Sigonella, l’EPIC (El Paso Intelligence Center), una struttura di polizia informativa in tema di narcotraffico gestita da quest’Alto commissariato insieme alla stessa DEA, ha contribuito alla narrazione per cui il magistrato è il padre della DIA, come emerso pure dal docufilm sui trent’anni della Direzione investigativa antimafia andato in onda sui RAITRE venerdì 29 ottobre 2021.
Antonio Mazzei