Rievocazione dei fatti e della lotta per la verità sulla morte del giovane ferrarese, ucciso nel 2005 da quattro poliziotti
Orlando Botti
La notte del 25 settembre di quindici anni fa la vita di Federico Aldrovandi cessava tragicamente. È necessario e doveroso, quindi, esercitare una equilibrata memoria proprio per rimarcare gli episodi salienti della vicenda che ha provocato la morte del diciottenne ferrarese, ricordare i responsabili e le difficoltà per giungere alla verità dei fatti.
Marshall Mc Luan, grandissimo sociologo, riteneva che le innovazioni tecnologiche, in determinati periodi storici, avessero avuto un ruolo fondamentale nell’orientare le componenti principali della società stessa, coniando la frase “il medium è il messaggio”. Uno spunto più che calzante se accostato a questa tristissima vicenda.
In quella notte Federico, tornando a casa, nel corso della sua identificazione rimaneva ucciso durante una colluttazione verificatasi con alcuni agenti di una volante della questura di Ferrara.
Daniele Vecchi, nel suo libro intitolato “Federico ovunque”, ha voluto ripercorrere, giorno per giorno, il tortuoso sentiero per giungere alla verità dei fatti e alla condanna dei colpevoli. «In città regnava la più totale abulia e il più sordo menefreghismo» si legge nel suo libro, alludendo alla lunga serie di articoli dei giornali, nei quali si tendeva più ad accettare le versioni fantasmagoriche precisate dalla questura, nella misura in cui «le penne dei giornalisti si adeguarono senza problemi». Dunque, un episodio da dimenticare in fretta.
La vicenda rischiava di scivolare nel dimenticatoio, come purtroppo tanti altri episodi simili, ma i genitori di Federico, avendo ben chiaro cosa fosse accaduto al figlio, non si fermarono. La mamma Patrizia pensò di aprire un blog per denunciare l’accaduto con parole intense, lucide e determinate, ma anche lancinanti e struggenti; il blog ebbe una diffusione e una forza straordinarie.
Altresì vennero creati dagli ultras della Spal, imitati poi da numerosi gruppi di tifoserie calcistiche, striscioni dedicati al ragazzo: “Nel silenzio lo stato uccide – Verità su Federico Aldrovandi”, esponendoli negli stadi durante le partite di campionato.
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