«Così vado alla ricerca degli indizi geografici all’interno del paesaggio criminoso di un serialista». Intervista a Domingo Magliocca, massimo esperto in Italia di una nuova metodologia investigativa basata sul profilo geografico della scena del crimine
Che rilevanza hanno gli spazi dei siti del crimine e quali relazioni intercorrono tra questi, il criminale e i suoi luoghi abituali? La criminologia ambientale ha dimostrato che l’autore di reati non seleziona a caso i luoghi in cui colpire e che, anzi, la stessa attività delittuosa è spazialmente dipendente dalla vicinanza a specifiche aree: la “scena geografica del crimine” è l’oggetto di studio del geographic profiling, innovativo metodo investigativo. Essendo il comportamento umano frutto anche dell’interazione tra individuo e ambiente, gli spazi possono influire sulle condotte criminali di una persona e pertanto la loro analisi è fondamentale.
Polizia e Democrazia ha incontrato Domingo Magliocca, geographic profiling analyst certificato.
Dott. Magliocca, che cos’è il geographic profiling?
Diciamo subito che il merito dello sviluppo del geographic profiling moderno va senza dubbio agli studi, ai libri, alle ricerche dei due massimi esponenti del settore, il prof. Kim Rossmo ed il prof. David Canter.
Quando si parla del geographic profiling, per molti non è altro che l’inserimento delle coordinate delle scene del crimine in un computer che realizza una mappa a colori. Quindi, tutto sommato, occorre il tempo di un click per costruire il profilo geografico dell’autore del reato.
Ma in realtà non è certamente tutto così scontato!
Esatto. La tecnica del profilo geografico non è solamente una mappa colorata ma consiste in considerazioni criminologiche ed operative che vanno oltre il tracciamento di punti, la digitopressione di un pulsante e l’inoltro di una scheda geografica a colori all’investigatore in cui è mostrata l’area dove dovrebbero concentrarsi le indagini.
Il geographic profiling rappresenta un’innovativa metodologia investigativa applicata alle indagini criminali che determina, attraverso la valutazione, qualitativa e quantitativa, della dislocazione delle locations dei crimini, la probabile area di attività di un offender seriale e, in particolare, mette in evidenza l’area in cui è possibile che l’offender risieda o abbia fissato la base. Lo strumento investigativo sfrutta la componente geografica dei crimini per elaborare un’informazione sempre più strategica nei processi organizzativi e decisionali dell’investigazione e rivolge l’attenzione alla scena geografica del crimine. Difatti, la scena del crimine non è solamente la “scatola” in cui sono contenute le tracce del delitto, non ha esclusivamente un valore criminalistico.
Michele Turazza