Mi scuso con chi ha letto il post di ieri con amarezza per me, e ringrazio dei commenti in tal senso. Non vi crucciate. Non porto rancore verso l’Amministrazione; mi auguro solo che chi decise allora, rifletta. Il post ha un solo motivo: far “sentire” quanto possa essere duro, ma anche esaltante, “tenere la barra dritta ( frase che mi disse Noberto Bobbio) verso la stella polare dei Valori“. E quanto debba ringraziare il Signore di poterlo dire, dopo anni di rischioso lavoro. I miei post sono sovente ricordi struggenti e intimi. Nessuno potrà mai sapere la melanconica ironia di Emilio Alessandrini; il sorriso di Giovanni Falcone, quella sera a Parigi con “Ninni” Cassarà; l’affettuoso frapporsi dell’appuntato Fiorenza per proteggermi in pericolose irruzioni; l’ultimo ordine datomi da Emilio Santillo:”Commissa’, mo’ m’a dà truvà nu poste chien’e sole“, mentre ormai ombra di sé languiva nel trasferimento-tumore per aver denunciato il “raggruppamento Gelli“; il complimento italo-americano dell’agente antidroga Frank Serpico a Roma con le cicatrici fattegli dai suoi “colleghi”, dentro e fuori; i versi sussurrati da “Peppino” Pandiscia nell’asettico ospedale di Villejuf; la carezza eterna sul viso di Giovanni Paolo II..
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