Un secolo dalla nascita del fondatore della nostra Rivista. Il ricordo di chi ha lavorato per molto tempo al suo fianco, condividendo le sue battaglie
Uomo di altissimo profilo e carisma ma anche di una cortesia e di una intelligenza fuori dal comune, Franco era una persona che faceva la differenza, sempre, in tutte le occasioni.
Avendolo conosciuto prima come direttore di Nuova Polizia e poi come stretto collaboratore nei suoi ultimi anni, le sue parole sono state sempre una lezione di vita, fino alla fine, fino a quel triste 1997. Lo ricordo sempre con affetto, come un fratello maggiore con il quale era facile intendersi, condividere idee e programmare il lavoro.
Il primo contatto con Franco avvenne in un periodo piuttosto particolare, era il marzo del 1979. Per un nostro attento lettore, l’importanza di quell’annata non sfuggirà: siamo nel pieno delle lotte del Movimento democratico dei poliziotti, nel biennio che precede la tanto desiderata Riforma 121/1981. Eppure, in quel 1979, la rivista diretta da Fedeli, Nuova Polizia, la stessa che aveva raccolto l’eredità di Ordine Pubblico e stava dando voce a centinaia di tutori dell’ordine, era a rischio chiusura per ovvi problemi economici.
Ebbene, fu in quel momento che mi misi in gioco con lui. Coordinai la campagna delle vendite e nel giro di qualche mese rimettemmo a galla tutta la barca, permettendole di navigare in quel mare che dal 1995 viene solcato dalla nostra Polizia e Democrazia.
La cosa che, in tutto questo tempo, più mi ha colpito e mi colpisce è sentire ancora l’enorme stima nei suoi confronti da parte di tutti coloro che lo hanno conosciuto bene. A mio modesto avviso, la sua dote più importante era l’immensa passione per il lavoro, per il suo lavoro, una passione che mi ha trasmesso fino alla fine e che, ancora oggi, mi porto dietro.
Penso spesso a Franco quando arrivo alla fine di una comune giornata lavorativa. Quante volte ho tirato fino a tardi in redazione e lui, mai stanco, mi diceva “adesso a casa”. Se dovessi scegliere un fermo immagine delle tante situazioni vissute insieme, sceglierei una caldissima giornata di luglio del 1996: se ne stava alla sua scrivania, in canottiera, un occhio alle carte sparse sulla scrivania, tra le mani pizza bianca e mortadella. Il tutto mentre, seriamente, mi parlava.
Hai fatto 100 anni Franco, non ci stancheremo mai di ricordarti.
Il Direttore, Ugo Rodorigo