Foad Aodi, presidente de La Comunità del Mondo Arabo
in Italia, fu il primo a denunciare la presenza di
52 occidentali mercenari nelle fila dei terroristi dell’Isis.
Ecco cosa ha detto a Polizia e Democrazia
Sono cambiati i tempi, cambiati volti, cambiate le speranze. È un mondo mutato nelle sue dinamiche sociali e politiche, ingigantito dai fenomeni globalizzati e dalle prospettive economiche su scala mondiale. Siamo in un'epoca di fermento e paura, di "primavere" e di buio. E l'Italia, che prima ha guardato al Mediterraneo come mare nostrum, ora sente il suo ruolo centrale come ponte di approdo verso mete europee o soste lavorative nella terra degli spaghetti e dei mandolini. C'è pressione mediatica e governativa, preoccupazione e una cattiva gestione di quel ponte che sembra sempre più essere affollato da migranti e speranze. Siamo di fronte a cronache sempre più terribili, con tentativi disperati di approdo che terminano in tragedie in cui la vita di migliaia di donne uomini e bambini vanno a fondo in quello stesso mare che un tempo fu gioia e ricchezza.
Dolore davanti alle immagini dei media ma paura nel proprio orto. Perché coloro che arrivano rappresentano l'ignoto, l'inafferrabile cultura degli altri, e hanno le sembianze di chi sta seminando il terrore. Abbiamo ultimamente osservato con spavento la Francia crollare sotto i colpi di kalasnikov di tre cellule impazzite, vediamo video di giustizie sommarie in nome di una violenza che difficilmente è spiegabile in maniera divina. Le informazioni però non sono chiare e la demagogia politica e mediatica fomentano sentimenti contrastanti, razziali, incapaci di scindere e valutare con metodo e verità le diversità che intercorrono tra migranti e terrorismo, tra Paesi stranieri e religiosità. Arabi, musulmani, religione, terrorismo: esiste una confusione pericolosa e come sempre “il sonno della ragione genera mostri”.
“L’informazione in questo momento tende a generalizzare e creare confusione. La politica troppe volte cavalca campagne demagogiche senza affrontare realmente il problema immigrazione”. A parlare è Foad Aodi, presidente di Amsi (Associazione dei medici stranieri in Italia), Co-mai (La Comunità del Mondo Arabo in Italia) e del Movimento internazionale Uniti per Unire. “Siamo oggi davanti a cambiamenti sociali che hanno bisogno di chiarezza e necessitano di interventi politici immediati e di lunga durata” dice Aodi. “La paura di quello che sta diventando un franchising del terrore, l’Isis, trova terreno fertile in ciò che la parziale o errata informazione comunica ai cittadini riguardo l’immigrazione, il mondo arabo, la religiosità. Un corto circuito da cui dobbiamo assolutamente uscire e su cui le associazioni Amsi, Co-mai e il movimento Uniti per Unire stanno operando affinché si possano muovere le opportune politiche all’insegna della cooperazione culturale e sociale”.
Proprio ad inizio marzo Foad Aodi ha incontrato le Istituzioni italiane per mettere in luce il progetto “La buona immigrazione”, dieci proposte di competenza interministeriale che permetterebbero quello che da sempre il presidente Aodi dichiara essere fondamentale: “un’immigrazione selezionata, qualificata e programmata”. In questo manifesto discusso con il sottosegretario di Stato del ministero dell’Interno, Domenico Manzione, si evidenzia la necessità di intensificare gli accordi bilateri con i Paesi di origine e promuovere un'immigrazione programmata secondo un censimento basato sulle esigenze del mondo del lavoro; l’istituzione di un albo per gli Imam con la preghiera, "kotba", espressa anche in lingua italiana e una mappatura delle moschee riconosciute ufficialmente dallo Stato italiano; la creazione di un albo per le figure dei mediatori culturali con riconoscimento giuridico e la collaborazione tra i medici stranieri madrelingua ed i colleghi italiani nell'assistenza sanitaria agli immigrati utilizzando l'esperienza di Amsi maturata in quest'ambito a partire dal 2000.
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FOTO: Foad Aodi, Presidente della Comunità del Mondo Arabo in Italia
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