L’ingegneria costituzionale sul modo in cui congegnare pesi e contrappesi tra Governo e Parlamento si è andata assestando, nel corso dei secoli, su alcuni modelli principali, imitati dall’originale di volta in volta con maggiore o minore fortuna
Dividere i poteri, senza isolarli
La formula di Montesquieu, dei tre poteri divisi – legislativo, esecutivo e giudiziario –, l’abbiamo più o meno imparata tutti, forse già in tenera età. Solo che, formulata così, Montesquieu non l’ha mai detta davvero. Quella di tre poteri rigidamente separati è una semplificazione, assai infedele, e che peraltro risulterebbe davvero poco funzionale. Una separazione assoluta, infatti, garantisce dal rischio di usurpazione tra i diversi poteri dello Stato: ciascuno fa il suo, e non può fare quello dell’altro. Ma non scongiura un altro rischio, ben più realistico: quello, cioè, che ciascun potere – pure restando nel suo spazio – abusi di sé stesso, esercitando le proprie competenze in maniera arbitraria.
Perché questo rischio sia invece neutralizzato, è necessario proprio il contrario di una separazione rigida: è necessario che i poteri abbiano dei collegamenti, abbiano dei momenti di incursione reciproca, abbiano insomma un sistema di pesi e contrappesi perché davvero – per impiegare la formula di Montesquieu, quella giusta, questa volta – il potere arresti (o forse meglio: faccia arretrare) l’altro potere.
Naturalmente, il modo in cui questi pesi e contrappesi sono congegnati è lasciato tutto alla fantasia dell’ingegneria costituzionale, che, nel corso dei secoli, si è andata assestando su alcuni modelli principali, imitati dall’originale di volta in volta con maggiore o minore fortuna. Queste formule di pesi e contrappesi tra poteri dello Stato ci dicono, dunque, in che modo il potere politico sia diviso al suo interno, e, in particolare, quale rapporto ci sia tra i due soggetti che primariamente si dividono questo potere: il Governo e il Parlamento. Queste formule sono quelle che nel linguaggio tecnico vengono definite “forme di governo”, e sono oggi oggetto di un vivace dibattito nella scena politica italiana, non sempre con una esatta cognizione di causa. Trattandosi di una materia che prevedibilmente sarà di più intensa riflessione e dialettica nei prossimi mesi, vale la pena provare a ricostruire le principali ipotesi in gioco, almeno nelle loro linee essenziali.
Luigi Testa